Il bambù non solo assorbe anidride carbonica dall’aria, ma può essere utilizzato anche come fonte di energia rinnovabile. Gli studi.
Quando si parla di bambù si pensa immediatamente all’Oriente, alle canne che si flettono al vento, o agli oggetti realizzati con questo materiale più leggero del legno. Questo materiale è piuttosto poliedrico. Viene utilizzato nella cucina orientale, esclusivamente la parte interna, viene usato come materiale da costruzione e da esso viene ricavata anche della fibra vegetale utile per i vestiti. Ed ora la nuova scoperta. Può essere fonte rinnovabile di energia.
Da parecchio tempo la ricerca energetica è ‘a caccia’ di nuovi materiali da sfruttare. In particolare in questo momento storico, in cui la crisi energetica è in corso, ogni Paese destina copiosi fondi alla ricerca per delle tecnologie utilizzabili. Specialmente nello sfruttamento di fonti rinnovabili. Ed ora è la volta del bambù, che riceverà un altro incarico oltre a quello che già ha.
I vantaggi del bambù
Ciò che rende il bambù prezioso ed anche adatto alla sperimentazione per trasformare materia vegetale in bioetanolo ed in biogas, è la sua incredibile rapidità nella crescita. Questo lo fa essere perfetto per un’ipotetica produzione finalizzata esclusivamente all’energia. Se ne sfrutta una parte e l’altra cresce nuovamente, così da non rimanere mai senza materia prima.
Inoltre il bambù ha già dimostrato il suo ruolo ecologico: è una pianta in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica e rilasciando ossigeno, anche grazie al suo contenuto spugnoso. Ora il compito degli studiosi e dei ricercatori è di identificare le varietà di bambù che si adattano meglio a questo tipo di lavoro.
La conversione in energia
Gli studiosi hanno ben presente che tipo di lavoro devono fare con il bambù. I processi di trasformazione in bioetanolo e biogas sono la pirolisi e la fermentazione. Nel frattempo, mentre si lavora il bambù scelto, altri esemplari iniziano a crescere rapidamente, così da creare una catena ininterrotta di produzione energetica. Le ricerche si stanno orientando parecchio sui biocarburanti, considerati energia pulita perché riducono le emissioni di Co2 nella combustione delle materie prime.
Allo stesso tempo rimane un serpente che si morde la coda. La produzione massiccia di materie prime come bambù o canna da zucchero, inevitabilmente rappresenta un’altra accelerazione verso la monocoltura intensiva, complice della riduzione di fertilità del terreno. Inoltre verrebbe seriamente messa a rischio la biodiversità di alcuni terreni e l’habitat di alcune specie animali che rischiano l’estinzione. Purtroppo nella crisi energetica siamo ancora lontani ad una soluzione definitiva e davvero ecologica. Molte ricerche semplicemente spostano il problema altrove.