La ricostruzione energetica giapponese passerà anche e soprattutto per l’energia solare. Se infatti, come sembra, il Paese asiatico, reduce dal dramma nucleare di Fukushima, adotterà un nuovo piano strategico per modificare le fonti energetiche a sfavore delle centrali atomiche, e in favore di impianti eco-energetici, il fotovoltaico potrebbe diventare la soluzione prediletta dal governo e dalle grandi aziende giapponesi. Ma quanto costerà questo passaggio alle energie ecologiche?
Secondo quanto rivela il San Francisco Chronicle in un recente numero, se il Giappone volesse sostituire l’energia prodotta dalle nove centrali nucleari che avrebbe dovuto originariamente realizzare entro il 2020, con energia pulita proveniente dagli impianti fotovoltaici, dovrà installare pannelli con una capacità complessiva di circa 108 GW, con un costo equivalente di 150 miliardi di dollari.
Tante sono le considerazioni che ci vengono in mente. Noi ne forniamo solo due, nella speranza che possiate contribuire alle argomentazioni.
La prima è relativa al costo dell’energia elettrica che verrà prodotta. Stando ai dati forniti da Bloomberg, il costo di un kWh di elettricità è pari a 6 centesimi di dollari per il gas naturale, 7 per l’energia nucleare, e 22,3 per quella solare, che pertanto ha attualmente un costo pari al triplo di quella nucleare. Una forbice che si fa fatica a restringere, ma che gli straordinari investimenti che il Giappone sta programmando potrebbero aiutare a comprimere.
La seconda è invece relativa alle opportunità commerciali. A sfregarsi le mani di fronte alla possibilità di beneficiare di un passaggio eco-energetico del Giappone sono soprattutto Panasonic e Sharp, i due leader nazionali nella produzione di cellule fotovoltaiche, che potrebbero divenire i veri viciniori di un percorso energetico green dell’arcipelago nipponico.
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