Quando si parla di energia pulita l’eolico offshore è una delle opzioni da prendere in considerazione, ma conviene davvero installare gli impianti?
Di fronte alla crisi energetica che stiamo vivendo, al surriscaldamento globale e ai numerosi disastri ambientali provocati dall’uomo (basti pensare alla petroliera affondata nel golfo delle Filippine), passare a fonti di energia pulita è diventato di primaria importanza. In questa direzione si muovono diverse multinazionali energetiche, seppur all’interno di un sistema economico-culturale che ancora deve fare i conti con dei grandi limiti, sia pratici che di ideali.
Un esempio è il gigante delle energie rinnovabili NextEra che, in occasione della conferenza sull’energia CERAWeek di Houston, ha attenzionato la questione degli impianti eolici offshore. Ovviamente, non si sta parlando degli impianti eolici o fotovoltaici domestici, ma di siti di proporzioni vastissime. Ad oggi, sostengono da NextEra, pensare di costruire un impianto eolico offshore e mantenerlo è un investimento dai costi inaffrontabili a causa di alcuni problemi logistici.
Rispetto agli impianti su terra, i cui costi di manutenzione sono comunque altissimi, un eolico offshore non è conveniente. Ad affermarlo con chiarezza è stato l’amministratore delegato della multinazionale John Ketchum: “per noi è già abbastanza difficile occuparci di una flotta onshore con alcuni dei problemi che affrontiamo come azienda, e siamo i migliori della classe“.
Il sottotesto è chiaro: figurarsi quanto sarebbe difficile farlo con impianti in mare! Il problema principale dell’offshore riguarda infatti l’installazione dei cavi sottomarini, nonché l’approvvigionamento dei materiali. Le condizioni metereologiche imprevedibili e l’azione corrosiva dell’acqua salata sui materiali, inoltre, provocano un innalzamento dei costi di manutenzione, che diventano sempre più difficili da gestire.
Eppure l’amministrazione Biden, negli USA, ha da poco annunciato la vendita di contratti di locazione per l’installazione di impianti eolici offshore. Si tratta di 300mila acri di acqua nel Golfo del Messico, che potrebbero contribuire ad alimentare ben 1,5 milioni di abitazioni. Eppure NextEra rimane del proprio avviso: la compagnia continua il proprio percorso nel mondo delle energie rinnovabili, preferendo gli impianti su terra. Basti pensare che nel 2022 l’azienda ha incrementato i ricavi del 22%, raggiungendo circa 21 miliardi di dollari.
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