È in atto la ripresa di un’eruzione vulcanica in Islanda. La popolazione non può dimenticare gli eventi similari che nel 2010 portarono numerosi disagi.
Mentre si tratta l’attualità, si dà uno sguardo al passato. In questi giorni il vulcano Fagradalsfjall, posto in un’area disabitata, ma solo a 30 Km dalla capitale Reykjavik, sta destando forte preoccupazione. È la seconda eruzione in meno di due anni. Undici mesi fa si era interrotta la prima, ed ora è ripresa. Nell’arco di questi giorni ha causato migliaia di scosse di terremoto. Fortunatamente non ci sono danni a cose o persone, né blocchi nei trasporti ferroviari o aerei.
Come al contrario accadde nel 2010. Il vulcano Eyjafjöll ha generato una serie di eventi di natura vulcanica che paralizzarono il Paese per diversi mesi. Serie le conseguenze sulla popolazione e sulla respirabilità dell’aria, compromessa da una nube di cenere e fumo. Cosa è accaduto.
A partire dalla fine del 2009 si sono registrate attività sismiche generate dal vulcano. Il Eyjafjöll è coperto dai ghiacciai, che derivano direttamente dall’era glaciale, in un’epoca risalente a decine di milioni di anni fa. Questo vulcano è alto 1666 mt. Le leggere scosse che coincisero con la fine del 2009, iniziarono subito a destare preoccupazione nei sismologi. Tuttavia mai si sarebbe immaginata una catastrofe ambientale di tale portata.
La preparazione all’eruzione durò diversi mesi, nei quali migliaia di micro scosse sismiche iniziarono a corrompere lo strato di ghiaccio posto sul cratere. Ed il 20 marzo 2010 l’inizio del disastro. Il Eyjafjöll, fra le 22:30 e le 23:30 ora locale, iniziò ad eruttare. In una prima fase il fenomeno attrasse migliaia di turisti curiosi, poi diventò emergenza nazionale.
Dopo che esperti ed autorità competenti compresero la grave entità dell’eruzione vulcanica, si iniziò gradualmente a spostare la popolazione della zona. Oltre 500 allevatori locali furono evacuati, e con essi anche le loro famiglie. La caduta lavica alla temperatura di mille gradi iniziò ad essere più importante. la minaccia peggiore era il caso in cui lo scioglimento dei ghiacciai poteva causare un’alluvione di grande portata. Ed infatti il 14 aprile un’inondazione costrinse tutta la popolazione circostante ad evacuare. E la nube di fumo e di cenere che avvolse tutto il Paese iniziò a spargersi per buona parte del nord dell’Europa, causando un’interruzione completa del traffico aereo nell’area coinvolta. Con conseguenze economiche serie, e non solo per l’Islanda.
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