Io Tra le tante specie di piante esistenti quelle carnivore sono sicuramente tra le più affascinanti: cosa succede se gli diamo da mangiare una fetta di salame?
La nascita e lo sviluppo della vita sulla Terra sono avvenuti in condizioni particolari, nello specifico a partire dal momento in cui l’acqua in forma liquida fece la sua comparsa sul nostro pianeta. Per questo motivo le esplorazioni spaziali, ad esempio quelle su Marte, attribuiscono enorme importanza alla presenza di acqua sui pianeti: essa potrebbe essere preludio all’eventuale presenza di forme di vita.
La scienza che studia il passaggio da materia non vivente a materia vivente si chiama abiogenesi e combina conoscenze di biologia molecolare, paleontologia, astrobiologia e biochimica per risalire all’origine della vita. Allo sviluppo delle innumerevoli forme di vita animale e vegetale hanno poi contribuito le capacità di adattamento di ogni specie all’ambiente in cui vivevano.
Perché le piante carnivore mangiano gli insetti?
Le piante, in questo senso, hanno capacità adattative considerevoli, come ci dimostra ad esempio la dionaea muscipula, anche nota come Venere acchiappamosche, la più conosciuta tra le piante carnivore. Queste specie vegetali si nutrono infatti di insetti, dai quali traggono i nutrienti che non potrebbero reperire nell’habitat in cui vivono.
Originaria della zone paludose del Nord America, la Venere acchiappamosche nasce su terreni molto acidi e quasi totalmente privi di nutrienti, in particolare di azoto, fondamentale per lo sviluppo della pianta stessa. Tramite le proteine animali può dunque ottenerne l’apporto necessario, secondo un meccanismo digestivo a dir poco affascinante. Ma che succede se, invece di un insetto, la pianta si nutre di proteine di altro tipo, ad esempio di una fetta di salame?
Digestione di una fetta di salame: l’esperimento sulla Venere acchiappamosche
Il meccanismo di digestione del cibo è lo stesso per ogni “preda”, compresa una fetta di salame: la pianta è infatti dotata di una peluria sensoriale che, una volta stimolata, ne fa chiudere le fauci. In seguito la stretta della dionaea muscipula diventa sempre più pressante fino a che non inizia la produzione di succhi gastrici, grazie ai quali avverrà la digestione vera e propria.