In Europa il consumo di litio è in costante aumento, ma spesso si parla di come i processi di estrazione di questo metallo non siano sostenibili: forse le cose stanno per cambiare.
La produzione di energia deve passare per la sostenibilità: questa è ormai una verità universalmente riconosciuta dagli esperti del settore e non solo. Soprattutto di fronte alle tangibili conseguenze del cambiamento climatico e di come l’attività dell’uomo stia portando il nostro pianeta verso il collasso, a partire dalla diminuzione di riserve idriche fino all’innalzamento della temperatura globale.
Le nazioni di tutto il mondo, in quest’ottica, stanno attuando progetti di ricerca e sviluppo in materia di energia pulita. Ne sono esempi il sistema di stoccaggio di anidride carbonica sottomarino in Danimarca, la batteria ai nanofili ed elettroliti brevettata in California, la batteria a ossigeno austriaca dal funzionamento simile a quello della batteria al litio, altamente sfruttata nella produzione di veicoli elettrici.
Comunque la si metta, il litio e il suo funzionamento, nonché i suoi molteplici utilizzi in ambito tecnologico, sembrano essere sempre al centro della questione. In questo contesto si inserisce alla perfezione una ricerca effettuata dal Karlsruhe Institute of Technology (KIT) tedesco, grazie alla quale si è messo a punto un nuovo processo sostenibile di estrazione del litio.
Tale metodo sfrutta la salamoia geotermica proprio per l’alto contenuto di questo metallo. Secondo quanto ha affermato da Helmut Ehrenberg, capo del KIT, “le salamoie geotermiche contengono tra 0,1 e 500 milligrammi di litio per litro”. Dall’acqua termale di profondità, dunque, si potrebbe estrarre litio facendo ricorso a un particolare setaccio agli ioni di litio, basato su un ossido di litio-manganese con struttura ottaedrica.
I test effettuati in fase di ricerca hanno portato a risultati positivi, ma le problematiche da affrontare, attualmente, sono due: da una parte la diffusione su larga scala di questo metodo, da sfruttare nella produzione industriale, tenendo conto anche delle modalità di smaltimento. Dall’altra la preservazione del setaccio: finora, infatti, esso è stato arricchito con ioni concorrenti per facilitare il desorbimento del metallo, ma ciò ha comportato una diminuzione del suo potere adsorbente. Su questo aspetto gli scienziati stanno ancora lavorando.
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