Estrazione di minerali nell’oceano, forse non è ben chiara la dimensione della gravità dei rischi ambientali che si corrono. E’ ora di fare chiarezza.
Quando pensiamo ai minerali, immaginiamo questi piccoli pezzi e frammenti che troviamo magari in vendita e li compriamo per abbellire casa con un tocco di mistero. In realtà, quando si parla di minerali c’è molto di piu’ da sapere, ad esempio che dietro la loro scoperta e ritrovamento ci sono attività per nulla irrilevanti anzi, molto complesse.
Negli ultimi tempi, sta prendendo piede il Deep sea mining, ovvero – per tradurlo in italiano – è l’estrazione di minerali in acque profonde. Ed è quello che si sta facendo a Kingston, in Giamaica. Qual è il problema? Che tale attività rischia di mettere a repentaglio l’enorme riserva di biodiversità quale appunto è l’oceano.
Estrazione minerali acque profonde, le conseguenze
Sono giorni ormai che ben centosessantasette Paesi – quindi UE e non solo – si sono riuniti presso l’International Seabed Authority (Isa), l’organismo dell’Onu che dal 1994 ad oggi ha come mission quello di regolamentare l’estrazione mineraria per l’appunto nei fondali oceanici. Un modo per proteggere l’ambiente marino e parallelamente difendere l’uomo da simili azioni.
Visto il pregiudizio che può derivare da tale attività di scavo, trentasei Stati del Consiglio dell’istanza internazionale hanno unito le proprie forze per stilare un valido codice minerario capace di regolamentare questa attività. Data la complessità però nel redigere un testo che sia capace di racchiude e disciplinare tutte le varianti, si è deciso che verrà rimandata la sua stesura al 2025.
Una minaccia che però pare non voglia arrestarsi, tutta concentrata in una serie di Paesi che comprendono anche Cina e Russia, ma anche Nauru, un’isola dell’oceano Pacifico considerata ad oggi una dei più piccoli stati indipendenti presenti al mondo.
I rischi dell’attività di scavo
Gli oceani costituiscono il 71% della superficie del globo ma è proprio lì affermano gli esperti, negli abissi, tra i duecento metri e gli undici chilometri di profondità, che si trovano i metalli tanto desiderati ed è questo desiderio di accaparrarsi tutto che fa perdere di vista quanto di piu’ importante. E’ giusto porre un freno.