L’estrazione di terre rare dalla Luna è l’ultima frontiera della ricerca spaziale Nasa, ma quali sono le implicazioni di questo progetto?
Non è un segreto che l’azione dell’uomo stia prosciugando velocemente le risorse messeci a disposizione dal nostro pianeta. Gli ultimi 20 – 30 anni di progresso tecnologico, ad esempio, si sono basati sull’utilizzo di minerali e terre rare senza i quali, ad oggi, non sarebbe più possibile vivere agli standard che conosciamo. Pensiamo alle batterie al litio delle macchine elettriche, ai componenti dei dispositivi elettronici o ai pannelli solari, solo per citarne alcuni.
E se alcuni provvedono a ridurre l’impatto umano sulla Terra, ridimensionando il nostro ricorso alle risorse e auspicando un cambiamento di mentalità rispetto a come le nostre azioni debbano impattare il pianeta, altri guardano allo spazio (o addirittura alle profondità oceaniche) per continuare ad attingere ciò di cui abbiamo bisogno.
Ne sono esempi eclatanti il deep sea mining e l’asteroid mining, letteralmente l’estrazione mineraria dagli asteroidi sepolti in fondo agli oceani e da quelli che orbitano “a portata di mano” attorno alla Terra. A quest’ultima categoria si può in qualche modo accomunare il progetto della Nasa di sfruttare la Luna per estrarne terre rare. Già nelle prossime settimane, infatti, l’agenzia spaziale prevede di inviare un perforatore di prova sul nostro satellite, nell’attesa che la vera attività di estrazione possa prendere avvio nel 2032.
Un progetto che, a ben vedere, non ci stupisce, se consideriamo l’attività spaziale della Nasa (che già nel 2019 ne paventava lo sviluppo) e di alcuni colossi dell’economia quali Jeff Bezos, Richard Bronson e Elon Musk, già impegnato a “colonizzare” il pianeta rosso, Marte. Ciononostante, tale progetto apre la strada a una serie di importanti considerazioni e alle proteste di chi preferirebbe ridurre lo sfruttamento di risorse, piuttosto che andare a continuarlo anche sulla Luna.
Tra le argomentazioni contrarie all’estrazione di terre rare dalla Luna più valide troviamo quelle di chi sostiene la necessità di investire nell’eliminazione di rifiuti spaziali: ad oggi vi sono 6.500 tonnellate di macro e micro rifiuti che orbitano attorno alla Terra. Per non parlare di come l’estrazione dalla Luna potrebbe influenzare le maree e l’orbita terrestre: una prospettiva lontana 220 milioni di anni, a quanto sostiene uno studio del 2015. Secondo i dati proiettati, infatti, al ritmo di estrazione di una tonnellata di suolo lunare al giorno servirebbero comunque 220 milioni di anni per esaurire l’1% della massa lunare.
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