Vi dice niente il nome di Eunice Newton Foote? E’ stata proprio lei a prevedere la crisi climatica. La storia della scienziata del 1800.
Negli anni non si parla d’altro che della crisi climatica ma siamo certi di fare il possibile per alleviare tale situazione drammatica? Assolutamente no! E’ una trista constatazione ma che trapela tanta – forse troppa – verità. Cosa dobbiamo aspettarci quindi? Anni assolutamente duri nonché costretti a cambiare le nostre abitudini.
Ovvero a convivere con la siccità e tutti i rischi che ne conseguono, come la perdita della biodiversità, alimenti che si andranno a perdere perché i terreni saranno sempre piu’ aridi, per non parlare della siccità e del danno che patirà l’uomo nella sua esistenza. Potevamo prevedere tutto questo? Assolutamente sì, ecco come.
Vi dice niente il nome Eunice Newton Foote? La sua è una storia che merita assolutamente di essere ricordata e celebrata. Una vita fatta di studi quella della scienziata vissuta nel 1800 e che diede notevole impulso alla comunità scientifica. A cui ancora oggi dobbiamo dire grazie per le ricerche condotte sul campo perché aveva a cuore l’ambiente che ci circonda. Con la speranza forse che queste sue scoperte avrebbero donato alle generazioni future – ossia a noi – la speranza di un futuro migliore. Ma guardiamoci attorno, non è andata affatto così.
In un periodo storico caratterizzato dal boom economico, stretto corollario della Rivoluzione Industriale, la Eunice ha messo a segno una serie di studi che hanno dimostrato l’esistenza di un collegamento diretto tra la temperatura della Terra e la concentrazione di CO2. Una presenza nell’atmosfera che stava aumentando proprio a causa della combustione di fonti fossili.
Un’importante scoperta scientifica tesa a dimostrare come dietro il surriscaldamento globale l’unico artefice è proprio l’uomo. L’esperimento di Foote che le ha permesso di arrivare a questa conclusione era davvero molto semplice: ha piazzato due termometri in due cilindri di vetro identici. Con una pompa ha prelevato l’aria da un cilindro e ne aggiunse all’altro.
Dopo aver uniformato le temperature, la scienziata ha collocato questi due cilindri uno accanto all’altro davanti alla luce del Sole registrandone la temperature ogni tot di ore. Lo stesso esperimento fu fatto anche con i cilindri all’ombra. Quello che è emerso è che “l’azione termica aumenta con la densità dell’aria, e diminuisce quando diventa più rarefatta”. Nonostante questa importante scoperta, solo nel 2011 la Newton Foote ebbe il riconoscimento che meritava.
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