Europa, terra di impianti di centrali elettriche a carbone, in particolare in due paesi: vediamo una panoramica delle più inquinanti del vecchio continente
La decarbonizzazione del Pianeta entro il 2050 è la priorità all’ordine del giorno sul tavolo della transizione energetica. Strategie e politiche sono incentrate sulla progressiva riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, ricorrendo alle fonti rinnovabili. Eolico e fotovoltaico diventano i protagonisti assoluti della svolta green cui propendono tutti i paesi. In Europa, il passaggio graduale, deve fare i conti con una situazione preesistente da monitorare, attuando sforzi verso l’inversione di marcia sul lato ambientale.
L’utilizzo del carbone in Europa sta diminuendo con una percentuale dell’1% all’anno, troppo poco per mantenere le tempistiche degli accordi internazionali. Si continua a generare, a livello continentale, un quinto circa delle emissioni inquinanti proprio attraverso gli impianti a carbone. Si contano circa 300 impianti attivi dislocati in tutta Europa che dovranno via via arrivare alla loro naturale fine di ciclo vita, ma i tempi non collimano con le esigenze sostenibili di cui necessita il Pianeta.
La panoramica delle centrali elettriche a carbone, su territorio continentale, parte dalla Germania dove si trovano due dei maggiori emettitori di carbonio europei, vale a dire l’impianto di Neurath a gestione RWE, seguito dalla centrale di Boxberg con sede tedesca, ma a gestione della società Ceca EPH. La Polonia invece ospita l’impianto più inquinante di tutto il continente europeo: la centrale di Belchatòw, gestita dalla PGE. Sono questi tre impianti i più inquinanti, fautori della maggior parte delle emissioni di Co2.
Nell’elenco delle maglie nere europee troviamo anche l’impianto bulgaro di lignite di Maritsa East 2, gestito dalla BEH, ma la parte del leone la fanno Germania e Polonia, responsabili del 30% delle emissioni del settore energetico dell’UE, con le altre nove centrali a carbone più inquinanti del territorio europeo. Lo scenario appare desolante quindi, ma la Germania sembra orientata a muoversi rapidamente per procedere all’abbandono del carbone. La Polonia invece, tergiversa e non ha ancora fissato date di svolta.
Il nostro paese non compare nella lista nera delle centrali elettriche più inquinanti, ma recentemente sono state riportate a pieno regime diverse centrali a carbone italiane, facendo registrare un aumento dell’82% della produzione di energia elettrica da questa fonte. Chiaramente si legge come una misura temporanea ed emergenziale legata alla situazione contingente geopolitica derivata dal conflitto in Ucraina e la conseguente crisi energetica, ma non bisogna abbassare la guardia ed è necessario virare al più presto tutta la produzione sulle rinnovabili.
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