L’energia prodotta a partire dalle fonti rinnovabili è una delle sfide da vincere nel presente per il futuro e come attività economica sta diventando non solo sempre più redditizia ma anche sempre meno costosa. I dati vengono da un nuovo studio pubblicato da Oxford Sustainable Finance Group
L’investimento nelle energie rinnovabili non può essere più visto come un’attività secondaria da relegare a chi sente di dover fare qualcosa per il pianeta oppure a quegli investitori che intendono diversificare il proprio portfolio con qualcosa di innovativo. Come sottolineato anche nello Executive Summary dello studio pubblicato da Oxford Sustainable Finance Group, l’accelerazione degli investimenti nelle energie che producono basse emissioni di anidride carbonica e gas serra è una necessità.
Una necessità che viene dal bisogno di affrontare diverse situazioni che possono presentarsi contemporaneamente. Tra queste c’è quello che stiamo sperimentando da un anno circa: la volatilità sui mercati dei prezzi dei combustibili fossili che, data la loro disposizione geografica, sono risorse che possono diventare oggetto di veri e propri ricatti. Oltre alla necessità di affrontare i mercati c’è anche l’aspetto ambientale. Ma, come sottolineato sempre dallo studio della University of Oxford, l’accelerazione deve essere accompagnata da una riduzione dei costi per finanziare l’energia da fonti rinnovabili. E arrivano a tal proposito primi segnali incoraggianti.
Anche nella vita di tutti i giorni, decidere per esempio di diventare parzialmente o completamente autonomi installando sistemi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rimane a tutt’oggi una spesa ingente i cui risultati positivi devono essere messi in prospettiva e non possono essere goduti sempre nell’immediato. Ma secondo i dati raccolti nello studio e sintetizzati nel report relativo al 2022 si nota una leggera diminuzione del costo del debito delle aziende elettriche che producono energia da fonti rinnovabili rispetto a chi invece utilizza combustibili fossili: si parla di un 6% contro un 6,7%. La stessa leggera diminuzione si nota anche alla voce del capitale proprio: 15,2% contro 16,4%.
Sono questi numeri che sembrano piccoli ma dimostrano una tendenza che si va via via stabilizzandosi in particolare proprio in Europa. Perché è importante leggere questi numeri dal punto di vista delle aziende: un costo di finanziamento inferiore anche se di poco porta ad un incentivo all’investimento e di contro a un disincentivo all’investimento per quello che ha un costo maggiore. C’è quindi la possibilità che da questi numeri ancora così vicini se ne generino altri in cui le fonti rinnovabili diventano via via sempre più appetibili non solo per ciò che possono fare al pianeta ma anche proprio come fonte di investimento per chi intende poi guadagnare.
Il report 2023 prende in considerazione sia l’Europa sia il Nord America e ciò che emerge è una differenza che potrebbe trasformare l’Europa in un vero motore della transizione ecologica: se infatti in Europa tutto ciò che riguarda le fonti rinnovabili a livello di costi di gestione e investimento comincia a diventare meno caro rispetto a ciò che sfrutta i combustibili fossili, negli Stati Uniti ancora le due tipologie di investimento mantengono gli stessi valori. L’importanza dell’Europa e degli investimenti nelle fonti rinnovabili sono ancora più grandi se si guarda a ciò che succede invece in Cina, dove addirittura mettendo a confronto i costi relativi al capitale per la produzione di energia a basso impatto ambientale si ottengono numeri molto più grandi rispetto alle realtà che consumano combustibili fossili.
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