Ultimamente abbiamo assistito a numerosi eventi climatici estremi. Secondo gli studiosi i danni sono maggiori di quello che possiamo immaginare.
Eventi climatici estremi è un termine di recente acquisizione, che ormai è diffuso nel linguaggio comune. All’interno di questa categoria rientrano le alluvioni, i maremoti, gli tsunami, i cicloni, le tempeste d’acqua, il rialzo insostenibile delle temperature, la siccità. Invece si possono escludere i roghi, dato che sono la conseguenza di eventi climatici estremi quali caldo o siccità, oppure di origine dolosa, quindi difficilmente imputabili ai fenomeni naturali. Anche se a ben ragionare di naturale tout court c’è davvero poco.
La presenza e l’incidenza dell’essere umano sulla Terra ha modificato nel tempo diversi equilibri naturali. Dunque, chi ricorda dalle scuole elementari che l’Italia ha un clima Mediterraneo e dunque temperato, dovrebbe rivedere i propri studi alla luce dei cambiamenti evidenti. Che negli ultimi secoli hanno subito un’accelerazione. A rendere ancora più complicata la situazione senza dubbio c’è il depauperamento e la perdita di ettari di bosco ogni anno, contrasto naturale ai cambiamenti climatici. Questo, oltre a causare la perdita dell’habitat per migliaia di specie animali, che fino a poco tempo fa non erano considerate in via di estinzione, rende ancora più difficile la riduzione dell’anidride carbonica nell’aria.
Ci vorrà molto più tempo di quanto si immagini perché i disastri provocati dai cambiamenti climatici estremi vengano sistemati. O forse non sarà possibile farlo mai. Secondo le stime della Coldiretti nel mondo ci sono stati 49 eventi climatici estremi solo negli ultimi giorni. Le aree verdi distrutte dagli incendi richiedono almeno 15 anni per essere sistemate. Il 2023 è stato il terzo anno più caldo dal 1800 ad oggi. E proprio in quest’anno la temperatura è aumentata mediamente di 0,67 gradi.
Gli eventi climatici estremi sono figli dei cambiamenti climatici. Ed hanno delle conseguenze gravissime sulla fauna e sulla popolazione umana. Distruggono interi paesi ed anche raccolti, vanificando per sempre gli sforzi delle imprese agricole e di allevamento. Per quanto riguarda i recenti fatti di Romagna ad esempio, non si riesce ancora a stimare realmente sul medio e lungo periodo quale sarà il conto delle perdite, in termini economici e lavorativi, ed anche di depauperamento del territorio.
Esiste una schiera di persone, identificata come negazionista climatico, che rinnega i cambiamenti climatici e soprattutto la deriva che stanno prendendo. È vero, nella storia si sono ripetuti periodi di grande caldo e freddo antecedenti all’utilizzo della Co2, ma erano solo in determinati territori, e non si poteva parlare di fenomeno globale. Invece ora è proprio quel ‘globale‘ che spaventa. E che mette in allarme. Non esiste luogo che non sia al riparo dal surriscaldamento terrestre. Le reali conseguenze le deciderà la storia futura.
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