Si può valorizzare il territorio e le sue attività commerciali, facendo anche un favore all’ambiente e ai cittadini? Potrebbe sembrare uno slogan un po’ utopistico ma c’è chi, in Italia, sta provando a portare avanti un nuovo modo di concepire il marketing e la sostenibilità ambientale. Si tratta del modello lanciato da Fare Raccolta, dove la prima parola è l’acronimo di Futuro Ambiente Responsabilità ed Etica, applicato alla raccolta differenziata. “La nostra è un’operazione di marketing non convenzionale, che dà l’opportunità alle aziende di pubblicizzare la loro attività attraverso progetti innovativi – ci racconta Omar Pivi, ideatore dell’iniziativa – L’approdo dell’attività economica con Fare Raccolta permette la sostenibilità economica del sistema, prodotto da Eurven, il compattatore, che riceve i rifiuti e dà del denaro sotto forma di buoni ai cittadini, i quali, trovandosi del valore da poter spendere, lo faranno solo nelle attività che hanno aderito al sistema”. Andiamo a scoprire più nel dettaglio di cosa si tratta.
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I vantaggi di questo progetto, che abbiamo incontrato a Fa’ la cosa giusta, sono diversi e comprendono tutto il sistema territorio: “Riattiviamo lo sviluppo commerciale del territorio, valorizziamo il segmento artistico culturale e artigianale di ogni comune – continua Omar – Chi ha un buono lo spenderà nelle visite di monumenti o sfruttando attività in loco, perché l’idea è quella di creare un vero circuito virtuoso, dove il vantaggio non è per pochi ma è per la maggioranza”. Il rifiuto da qualcosa di scarto, un peso da smaltire, diventa invece una risorsa, che può aiutare le imprese in un momento difficile per l’economia globale, ma anche la collettività, incentivando comportamenti civili e attenti all’ambiente.
Inoltre, le stesse amministrazioni e multiutility guadagnano tempo e risorse: per l’amministrazione il costo di Fare Raccolta è pari a zero, e la municipalizzata di riferimento, con la quale vengono sempre fatti accordi, riceve un materiale pulito, altamente selezionato, che esce dalla macchina, con un risparmio notevole.
Ma parliamo di numeri: 10 centesimi al pezzo, 206 mila pezzi raccolti (8 tonnellate di Pet) con due sistemi operanti, in soli sei mesi, per un totale di 20 mila e 600 euro da ridistribuire. Da qui scaturisce, oltre al valore economico, anche una duplice funzione: l’utente è interessato a fare un gesto civile, ad esempio chi prima non faceva la raccolta differenziata è invogliato a farla, e dall’altra parte si valorizza il bello che è presente su ogni territorio, dalle attrazioni turistiche scontate agli stabilimenti balneari, passando per il singolo negozio di quartiere.
Grandi progetti per il futuro: “Entro la metà dell’anno ci saranno 5 sistemi nel Lazio, con questo sistema di co-imprenditoria abbiamo 23 imprenditori in diverse città italiane, in 17 regioni stiamo andando ad operare almeno in un Comune” continua Omar Pivi, che aggiunge anche i diversi campi in cui si potrebbe inserire un modello simile: “Ora lo stiamo applicando alla raccolta differenziata ma lo stiamo già inserendo anche alla colonnina dell’acqua pubblica, alle colonnine di ricarica elettrica, alla raccolta dell’olio, del sughero, delle pile”.
Chi è rimasto fuori dal sistema Fare raccolta come può farne parte? Un imprenditore, o un gruppo di persone, eventualmente anche senza partita Iva, deve decidere di sottoscrivere le linee guida del progetto su una città. Da qui si parlerà con le amministrazioni locali e, in caso di risposta affermativa, ci sarà un accordo con la municipalizzata per la gestione dei rifiuti. Bisogna trovare una trentina di attività economiche che paghino circa una quarantina di euro al mese per partecipare al progetto, ripagando così la macchina della raccolta. Inoltre, il panettiere di turno, aderente a Fare raccolta, una volta chiusa la serranda del suo negozio, può usare i buoni che ha ricevuto dai suoi clienti presso gli altri esercizi commerciali del circuito, attivando una sorta di moneta interna.
In chiusura, una nota positiva per l’ambiente: “Abbiamo osservato che nelle zone dove abbiamo installato la macchina, si sta sviluppando la tendenza a non comprare più merci o cibi che siano confezionati in Tetrapak, privilegiando quelli confezionati in Pet – afferma soddisfatto Omar – E’ uno stimolo interessante anche per le aziende di packaging a produrne di totalmente riciclabile”.