Il faro di Rubjerg Knude, in Danimarca, è stato spostato nel 2019: scopriamo insieme la suggestiva e particolare storia di questo faro che ha dovuto traslocare
I fari sono strutture costituite in genere da una torre sulla cui sommità è inserita una lampada capace di propagare luce molto intensa. Sono di fatto dei segnali luminosi posti strategicamente come punti di riferimento per la navigazione. Sono infatti le più importanti segnalazioni marittime posizionati in punti nevralgici, pericolosi che necessitano di essere percepiti a distanza elevata. L’origine del nome risale al III secolo a.C. e si deve all‘isola di Pharos, situata di fronte ad Alessandria d’Egitto. Lì fu costruita una torre, di circa 130 metri, sulla quale ardeva costantemente un enorme fuoco, e dove era presenta un sistema di specchi ideato da Archimede, per segnalare ai naviganti la presenza della palude vicina.
I fari più noti nell’antichità sono quello di Pharos appunto e il Colosso di Rodi, statua gigantesca di circa 32 metri, considerate entrambe due delle sette meraviglie del mondo. Collocata all’entrata del porto con un enorme braciere posto su una delle mani del dio Elio, il dio del Sole, ma poi distrutta da vari terremoti. Molto usati nel passato oggi le nuove costruzioni sono ferme grazie all’avvento dei nuovi sistemi digitali che fungono da supporto durante la navigazione. I fari esistenti oggi stanno subendo via via un processo di automazione in modo tale da renderli facilmente gestibile e ridurre i costi di manutenzione.
Il trasloco
In Danimarca, nella penisola dello Jutland, si trova l’antico faro della cittadina di Rubjerg Knude, affacciata sul Mare del Nord. La struttura fu edificata sulla scogliera, a 60 metri sl livello del mare, nel 1899, alta 23 metri di forma semplice quadrangolare. Nel 1968 fu chiusa per essere trasformata in un museo, divenendo una suggestiva meta turistica. In origine presentava una distanza dal mare valutata in circa 200 metri, ma la costante erosione della costa, da parte delle acque del freddo mare, ha prodotto una riduzione impressionante della distanza originaria, sino ad arrivare ad uno scarto di appena 6 metri.
Per questa ragione e per salvare l’antico segnale marittimo, considerato un tesoro nazionale, si è deciso di predisporre un progetto di spostamento del faro arretrandolo verso l’entroterra. Il lavoro di “trasloco” di ben 70 metri è costato circa 700mila euro ed ha contemplato la costruzione di una ferrovia temporanea sulla quale è stata fatta scivolare la struttura poco alla volta. Ben 700 tonnellate sollevate e traslocate in circa 10 ore di lavoro trasmesse in diretta streaming su Facebook.
La sabbia
Un altro nemico del faro in questione è stata la sabbia presente sui 2 chilometri di dune presenti nella zona. Le microparticelle sabbiose si sono accumulate nel tempo davanti alla struttura, compromettendo via via la visibilità dal mare. La situazione ora si è normalizzata ma i danesi sanno che l’erosione marina è continua e non si fermerà, ma “si mangerà” 2 metri di costa all’anno. L’operazione di trasloco forzato dovrà quindi essere ripetuta tra circa 40 anni, con buona pace dei turisti.