Nato in UK nel 2013, Fashion Revolution è un movimento diffuso ormai in molti altri paesi nel mondo, Italia compresa, volto ad aumentare la coscienza green ed etica rispetto all’attuale mondo della moda. “Fashion Revolution vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente – commenta Marina Spadafora, coordinatrice di Fashion Revolution Italia. Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”.
1133, ricordate questo numero! Sono le persone morte al Rana Plaza, uno stabilimento produttivo fatiscente a Dhaka, in Bangladesh, a causa del suo crollo. Molti altri furono i feriti. Quella tragedia, ampiamente annunciata, aprì gli occhi e le coscienze di molte persone. Fu chiaro a tutto il mondo le pessime condizioni lavorative degli operai, uomini e donne, costretti a turni massacranti in ambienti malsani e pericolosi per pochissimi soldi, ben al di sotto della paga minima consentita. Sfruttati dalle grandi catene di fast fashion le cui produzioni sono in Bangladesh, ma anche in Vietnam, in Cina, in Turchia e in molti altri paesi, gli operai tessili sono costretti a tutto questo per permettere ai colossi della moda usa e getta di vendere i loro capi a dei prezzi ridicoli. Ecco chi paga il vero prezzo.
Fashion Revolution nasce all’indomani di quella tragedia del Rana Plaza ad opera di due co-fondatrici: Carry Sommers e Orsola De Castro. Tra le altre cose da pochissimo è uscito in Italia il libro di Orsola De Castro “I vestiti che ami durano a lungo”, se avete voglia di approfondire il tema del recupero dei propri abiti. Il movimento è cresciuto moltissimo da allora, e qui potete trovare la lista completa dei paesi in cui è presente. Ogni anno, più o meno in concomitanza della triste ricorrenza del Rana Plaza, Fashion Revolution organizza una settimana di eventi, iniziative e dibattiti sul tema. La Fashion Revolution Week quest’anno si terrà dal 19 al 25 aprile 2021. Pronti a partecipare? Ci sono molti modi per essere coinvolti.
L’obiettivo di Fashion Revolution è di far aprire gli occhi alle persone sul tema della necessità di una moda sostenibile, sia per la salvaguardia del pianeta, sia per garantire un lavoro etico a coloro che in essa sono impiegati. La mission non è solo sensibilizzare sul tema, ma anche informare, sollevare quesiti e soprattutto agire! Ed è proprio per questo che una delle domande più importanti che il movimento solleva e che chiede a tutti di sollevare è chiedersi “chi ha fatto i miei vestiti?”. Dietro questa domanda c’è la volontà di comprendere l’effettiva filiera produttiva che c’è dietro ogni capo, da dove parte e fin dove arriva. Avere filiere tracciate e trasparenti è essenziale per combattere fenomeni di inquinamento e di sfruttamento.
Non è casuale il fatto che definiamo Fashion Revolution un movimento. In questa parola è insito il concetto di azione, di gruppo, di volontà di innescare cambiamenti efficaci. Dal 19 al 25 aprile (e non solo) c’è la possibilità di lasciarsi coinvolgere in almeno 5 modi. Per prima cosa chiedersi chi ha realizzato i miei vestiti, e cosa c’è nei miei vestiti. Invitare un amico per diffondere la voce e partecipare ad un Open Studio di un designer/brand per conoscere meglio come lavora. Ci sono inoltre numerosi eventi virtuali in rete a cui prendere parte e infine essere creativo in ogni modo. Monitorate il sito di Fashion Revolution Italia per i numerosi eventi in programma e preparatevi anche a twittare, magari al vostro brand preferito, per chiedergli “who made my clothes?”.
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