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Fast fashion: l’UE non ferma la sua battaglia

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Il fast fashion è un problema imperante che rendere la moda un comparto sempre più insostenibile. L’Ue scende in campo per invertire la rotta, nella volontà di cambiare le cose una volta per tutte.

Fast fashion: l'UE scende in campo per mettere un freno alla moda veloce
Lo sfruttamento lavorativo nelle fabbriche tessili delocalizzate (Pexels) – Ecoo.it

La moda è una delle industrie più inquinanti a livello globale e pertanto spesso sentiamo parlare dell’urgente cambiamento verso la sostenibilità del settore. Muoversi nel segno di produzioni e acquisti consapevoli non è più un’opzione. L’impatto dell’abbigliamento è talmente negativo per il Pianeta e i lavoratori che qualcosa deve essere fatto.

In particolare, negli ultimi 50 anni il fast fashion fa sentire il suo peso: si tratta di un modello produttivo basato sullo sfornare collezioni a ritmi serrati, unite dall’uso di materiali inquinanti e dallo sfruttamento della manodopera.

Lo scopo di questa modalità produttiva è solo uno: contenere i costi per vendere il maggior numero di capi, lanciati sul mercato a prezzi stracciati. Ma a pagare quel prezzo così esiguo non sono altro che l’ambiente e i lavoratori, soggetti a condizioni inique nelle fabbriche tessili.

Per mettere uno stop al fast fashion, l’Ue si sta adoperando con soluzioni nel segno della sostenibilità: vediamo nel dettaglio questa complicata questione e cosa si sta realizzando a livello europeo per rendere la moda più sostenibile.

Fast fashion: l’UE scende in campo per mettere un freno alla moda veloce

Un tempo andando su Youtube trovavamo video su video in cui le fashion blogger mostravano i loro giganteschi hall di shopping low cost. Oggi quel tipo di contenuto va molto meno, dimostrando quanto la percezione dei consumatori stia cambiando. Sempre più persone sono consapevoli dell’impatto negativo degli acquisti fast fashion e come siano da bandire, per avere un armadio più sostenibile.

Le produzioni insostenibili della moda veloce (Pexels) – Ecoo.it

Nonostante aumenti l’attenzione per la moda sostenibile, colossi della moda veloce come Zara ed H&M non arrestano la loro crescita. E neanche Shein, il maxi shop online cinese che seppure accusato di essere insostenibile, non smette di catalizzare i consumatori, facendo gola con i suoi capi venduti a prezzi stracciati.

A fronte del dominio del fast fashion, l’Ue scende in campo nella consapevolezza che il settore deve essere cambiato dall’interno.

Le soluzioni per mettere ko il fast fashion

Fast fashion (Pexels) – Ecoo.it

Sul tema del fast fashion e il suo impatto nefasto sul globo, è intervenuta l’eurodeputata Delara Burkhardt sottolineando come per cambiare il comparto della moda non basta sensibilizzare i consumatori, ma in generale tutto il settore deve essere ripensato.

In questo senso, l’Ue sta riflettendo su come intervenire per stabilire degli obblighi destinati ai produttori della moda, imponendo criteri di sostenibilità. In generale tra gli eurodeputati è condivisa la volontà di trasformare il settore della moda, mettendo un freno al modello del fast fashion.

Oltre a rendere i processi produttivi più sostenibili, l’Ue deve affrontare il problema dettato dalla mole dei rifiuti generata ogni giorno dalla moda, che finisce per la maggior parte nei Paesi Terzi, dando vita a veri e propri cimiteri di abiti.

In questo senso l’economia circolare sembra essere la soluzione: si tratta di un business basato sul riuso e il riciclo, grazie al quale allungare il ciclo di vita dei capi. In questo modo non si distrugge nulla, ma lo si trasforma in qualcosa di nuovo, riducendo la mole dei rifiuti del tessile e pensando a monte il capo in modo tale da crearlo con materiali sostenibili e riciclabili.

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