Durante il mese di agosto, secondo il ministero della Salute, si sono registrati nel nostro Paese sei casi autoctoni di Dengue, conosciuta anche come febbre spaccaossa.
Allarme Dengue nel nostro Paese. Durante gli ultimi giorni, difatti, sono saliti i casi in Italia del virus, noto anche come febbre spaccaossa, che non sarebbero, però, correlati al rientro da viaggi in zone a rischio, ma autoctoni.
In totale sono sei i soggetti che avrebbero contratto l’infezione nel nostro Paese dopo essere stati punti dalla zanzara Aedes. Nello specifico, cinque sono stati registrati in Lombardia, mentre uno nel Lazio. Sono 79, invece, i casi registrati dopo il rientro da vacanze all’estero.
Sono saliti a sei i casi di Dengue autoctoni in Italia. Questi soggetti, difatti, avrebbero contratto la febbre spaccaossa nel nostro Paese e non durante un viaggio all’estero nelle zone a rischio. A confermare il dato è il ministero della Salute.
Cinque dei sei casi, come riporta la redazione de Il Corriere della Sera, sono stati segnalati a Castiglione d’Adda, in provincia di Lodi, mentre il sesto a Roma, e tutti durante il mese di agosto. Il primo, un cittadino del centro nel lodigiano che ha accusato febbre a 39, dolori articolari e muscolari ed un rush cutaneo. Il secondo, invece, nella Capitale, poi gli altri quattro a Castiglione d’Adda. Fortunatamente le condizioni dei sei pazienti sono migliorate. A questi 6 si aggiungono i 79 casi segnalati nel nostro Paese, ma correlati a viaggi all’estero.
Come spiega il dicastero in una nota, non è escluso che il numero di casi autoctoni possa aumentare nel corso delle prossime settimane, soprattutto nelle zone dove si sono già verificate segnalazioni. Per questo motivo, raccomandano dal ministero, le regioni dovranno seguire le regole per contrastare la diffusione dell’infezione.
Questa infezione si trasmette in seguito alla puntura della zanzara Aedes aegypti o della Aedes albopictus (la zanzara tigre comune) e non in maniera diretta tra le persone. Tra i sintomi più comuni che si manifestano di solito circa ad una settimana di distanza dal morso dell’insetto sono dolori muscolari e articolari, febbre alta, nausea, vomito e mal di testa. Non si tratta di un’infezione con un tasso di mortalità alto, circa l’1%. Secondo l’Oms, se la malattia si manifesta in forma emorragica questo tasso sale al 2,5% e in mancanza di cure appropriate e tempestive al 20%.
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