Il fenomeno dei fiumi volanti si verifica nella Foresta Amazzonica e, oltre a ricoprire una grande importanza per l’ambiente, è anche molto affascinante.
La Foresta Amazzonica è una sterminata foresta pluviale che ricopre grand parte del territorio del Sud America, in particolare Brasile, Colombia e Perù. Essa è considerata il polmone verde del nostro pianeta e, pur essendo costantemente a rischio a causa della deforestazione incontrollata da parte dell’uomo, la sua importanza è indubbia: la sua biodiversità, i suoi migliaia di fiumi e il suo influsso sul clima del pianeta sono infatti vitali. Nella Foresta Amazzonica, inoltre, vivono decine di tribù ancora incontattate (un rapporto del Funai parla di 77 solo in brasile), che popolano l’area già dal ‘500 e la cui incolumità è a rischio a causa degli accordi territoriali governativi del Brasile.
Oltre a dare casa a migliaia di persone e specie animali, la Foresta Amazzonica è ricchissima di biodiversità e in molti la considerano l’ultimo baluardo di fronte all’immissione incontrollata di gas serra nell’atmosfera. Inoltre il polmone verde del pianeta è l’unico luogo al mondo in cui l’umidità dell’aria non è collegata all’evaporazione di mari e oceani, ma scorre in veri e propri fiumi volanti all’interno della foresta stessa.
Questo fenomeno, che in portoghese prende il nome di rios voadores, fu studiato per la prima volta nel 1992 dal ricercatore Jose Marengo, afferente al Centro di previsione del tempo e di studi sul Clima (CPTEC). Egli, per descrivere i flussi di umidità di basso livello che attraversano la foresta, usò l’espressione di fiumi volanti. Ad oggi se ne contano 21, per una quantità di vapore acqueo prodotto pari a quella del Rio delle Amazzoni, uno dei fiumi più lunghi del mondo.
Ma da cosa dipende la loro presenza? Essa è frutto di un delicato equilibrio ciclico climatico, che mette in comunicazione i flussi di umidità provenienti dagli oceani e trasportati dai venti alisei con il processo di evapotraspirazione che avviene all’interno della foresta. La pioggia che cade dalle nuvole, infatti, finisce su alberi e terreno ma questi ultimi ne usano solo una piccola parte, mentre il resto torna a evaporare formando i fiumi volanti.
Essi vengono poi trasportati per migliaia di chilometri fino alle Ande, dove in parte precipitano alimentando le sorgenti dei fiumi amazzonici e in parte tornano indietro dopo aver incontrato l’ostacolo dell’enorme catena montuosa. In questo ciclo tanto delicato quanto importante alcuni fattori di rischio, primo tra tutti la deforestazione, potrebbero compromettere l’equilibrio climatico.
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