Il caldo estremo degli ultimi periodi sta letteralmente distruggendo gli ecosistemi presenti nel Mar Mediterraneo: facciamo il punto della situazione
Il cambiamento climatico in atto sul nostro Pianeta sta comportando gravi conseguenze sugli habitat terrestri, marini e aviari. A rischio le biodiversità presenti in molti angoli della Terra che sono in estrema sofferenza a causa del riscaldamento globale che ha determinato un innalzamento delle temperature medie mondiali. La connessione con le emissioni di CO2 e l’effetto serra derivante nell’atmosfera terrestre è una concausa degli stravolgimenti degli eventi metereologici a cui stiamo assistendo ogni giorno, ad ogni latitudine. Lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello dei mari contribuiscono alla degenerazione evidente e sempre più allarmante del sistema Terra.
L’innalzamento della temperatura media globale coinvolge anche le intere masse oceaniche distribuite sul Pianeta, che presentano incrementi mai visti prima. E più i mari si surriscaldano più aumenta la frequenza di eventi atmosferici estremi come uragani, trombe d’aria e tempeste che vanno a destabilizzare intere aree e regioni. Inoltre la temperatura elevata dell’acqua di mare altera inevitabilmente gli ecosistemi al suo interno, provocando vere e proprie stragi di organismi, impossibilitati a sopravvivere in condizioni tanto estreme e sfavorevoli. Il mondo dei fondali sottomarini è in serio pericolo e il Mare Mediterraneo non sfugge alla stessa malaugurata sorte.
Gli esperti lo gridano a gran voce e i report negativi sulle condizioni di estrema sofferenza del Mar Mediterraneo certificano quanto grave sia la situazione del nostro bacino marino. L’aumento del caldo anomalo influenza per forza di cose la temperatura dell’acqua del mare, andando a mettere in pericolo interi ecosistemi naturali presenti nel Mediterraneo. La conta delle stragi marine rilevate è in continuo aggiornamento grazie al progetto “Mare Caldo” che si prefigge l’arduo compito di monitorare quali siano le conseguenze concrete del cambiamento climatico sugli organismi che popolano il nostro mare.
In collaborazione al progetto lavorano Greenpeace Italia e il DISTAV (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita) dell’Università di Genova, uniti nell’intento di analizzare gli effetti e le conseguenze dell’impatto del climate change proprio sul Mar Mediterraneo. L’ultima rilevazione dei satelliti della missione Copernicus, effettuata ad aprile, ha registrato un aumento di 3 gradi in più della media stagionale di riferimento. Il bacino del Mar Mediterraneo è dunque tra i più colpiti a livello mondiale dall’aumento delle temperature dell’acqua.
L’osservazione scientifica fotografa la situazione delle specie più colpite dalla moria ingenerata dal calore estremo registrato nei fondali marini del Mediterraneo. Le gorgonie, i coralli molli che siamo abituati a scorgere nelle loro splendide declinazioni colorate, sono completamente ricoperti di alghe e mucillaggine, così come la Madrepora incrostante in preoccupante sofferenza. Evidente anche un altro fenomeno inconsueto per i nostri mari, rilevato dal monitoraggio, che si palesa nella presenza di specie cosiddette termofile, vale a dire amanti del caldo.
Improvvisamente sono apparse nei radar specie solitamente aliene al Mediterraneo come le alghe Caulerpa cylindracea, taxifolia e Asparagopsis armata; allo stesso tempo si è registrato un considerevole aumento di specie autoctone come le cernie dorate, le cernie rosse, il pesce pappagallo e il barracuda. La presenza insolita di specie non consuete per il Mare Mediterraneo provoca ulteriori danni interferendo con le altre specie, e compromettendo la sicurezza degli habitat naturali marini.
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