L’Europa sta mettendo da parte delle scorte di impianti fotovoltaici prodotti in Cina, ma le importazioni sono molto superiori alle installazioni, rendendo la situazione problematica.
Negli ultimi anni si parla sempre di più del fotovoltaico e l’Ue sta spingendo moltissimo su questa soluzione nel segno dell’efficientamento energetico, a fronte del fatto che entro il 2030 le case dovranno diventare green, passando tutte alla classe energetica E e poi D.
In questo cambiamento che rende l’edilizia sostenibile, gli impianti fotovoltaici danno un grande supporto, visto che permettono di produrre energia, senza generare consumi, sfruttando i raggi solari. Composti dalle celle fotovoltaiche, grazie a materiali come il silicio trasformano l’energia del sole in elettricità: proprio per questo sono posti spesso sui tetti, dove il sole batte maggiormente durante l’arco della giornata.
Visti i loro tanti vantaggi, gli impianti permettono di ridurre consumi e costi delle bollette: a livello governativo si sta spingendo sul fotovoltaico con agevolazioni e bonus ad hoc, per incentivare l’installazione degli impianti.
Tuttavia non è oro tutto quello che luccica e anche questa innovazione sostenibile ha dei contro: in particolare c’è una grave criticità che sta emergendo. Scopriamo di cosa si tratta.
Se il futuro sembra dover essere scritto dagli impianti fotovoltaici, al loro interno si cela un problema. E non uno di portata ridotta. Si tratta di una criticità pesante, comparsa negli ultimi periodi.
A rivelare questo problema è stato uno studio realizzato dalla Rystad Energy che ha evidenziato come le importazioni di impianti fotovoltaici siano molto superiori a quelli installati, creando così una situazione critica, di difficile gestione.
I magazzini europei stanno letteralmente scoppiando: sono pieni zeppi di impianti prodotti in Cina e importanti in Europa. D’altronde negli ultimi 5 anni la spesa Ue per gli impianti si è quadruplicata.
Richiesta e produzione sono in netto surplus rispetto alla loro effettiva installazione, generando così uno squilibro importante.
Aumenta la richiesta di impianti fotovoltaici, visto che rappresentano il futuro energetico, e la loro produzione aumenta in particolare in Cina, punto di riferimento per la loro creazione in termini di efficienza e costi.
Il problema sta nel fatto che, invece, gli acquisti non crescono, creando così dei modelli che restano parcheggiati nei magazzini. Questi sono destinati a essere affiancati ad altri nuovi modelli, costantemente sfornati.
Quindi il grave rischio è di avere un eccesso di scorte di impianti a livello europeo: questi modelli sono destinati a non vedere mai la luce, restando confinati nei magazzini, non essendo mai davvero usati.
Secondo i dati, il totale degli impianti messi da parte dall’Ue vale circa 7 miliardi. Se non si riuscirà a dare il via alla loro installazione si rischiano gravi perdite. Soprattutto se questa situazione perdura, visto che gli impianti invecchiano e nei prossimi anni magari se ne vorranno di nuovi, tecnologicamente più avanzati.
Quale può essere la soluzione a tutto questo? Non esistono bacchette magiche, soprattutto per situazioni così complicate in cui sono coinvolti innumerevoli attori e fattori. Tuttavia aumentare l’interesse per il fotovoltaico facendo cresce i suoi acquirenti e incrementare le figure specializzate nella gestione degli impianti potrebbero accelerare il loro impiego, contribuendo a diminuire il divario tra scorte ed effettive installazioni.
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