L’Unione Europea ha deciso: i pannelli solari al cadmio non sono più una parte integrante della Direttiva di Restrizione dell’uso di sostanze nocive (la cosiddetta RoHS), e potranno pertanto essere utilizzati nella produzione e installazione di impianti fotovoltaici. Il loro utilizzo non è tuttavia stato stabilito a tempo indeterminato: tra quattro anni, infatti, la stessa UE si è riservata la possibilità di revocare tale concessione.
Il cadmio era entrato nella lista di sostanze inquinanti con la direttiva di cui sopra, entrata in vigore nell’estate del 2006, senza tuttavia generare grandi drammi nel settore fotovoltaico del vecchio Continente, visto e considerato che le aziende già all’epoca utilizzavano nella produzione di pannelli solari fotovoltaici delle sostanze alternative al cadmio, meno inquinanti.
Le considerazioni che si possono globalmente effettuare intorno a questa novità sono legate soprattutto alle modalità di installazione e di disinstallazione degli impianti. Sembra infatti palese che, ammesso che vengano rispettati gli standard comunitari, l’utilizzo delle sostanze previste all’interno degli impianti fotovoltaici possa non pregiudicare alcun allarme ambientale.
Tutte le sostanze contenute nei moduli solari sono infatti oggetto di un processo di recupero e riciclo, che garantisce così un minor impatto ambientale all’interno della gestione di tali sistemi di produzione di energia pulita.
Con le basi di cui sopra, al cadmio è stata pertanto dato via libera come componente di sistemi di produzione di beni di consumo elettronici ad uso domestico, pur con la riserva sopra ricordata, datata 2014.
Immagine tratta da risparmiosoldi.it
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