Le fragole bianche derivano dall’incrocio tra un frutto tradizionale e una varietà giapponese di fragola: a breve potrebbero arrivare anche in Italia.
Avete mai sentito parlare di fragole bianche? No, non è un trucco: si tratta piuttosto di una fragola nata dall’incrocio di un esemplare tradizionale e di uno giapponese, che oggi prende il nome di Florida Pearl. Il brevetto del frutto appartiene infatti agli Stati Uniti: nel 2020 un gruppo di ricercatori capitanato dal professor Vance Whitacker ha dato vita a questo particolare esemplare di fragola, che nel 2021 ha preso il nome di perla della Florida.
In Giappone esistono diverse varietà di fragole “albine”, la cui mancanza di pigmentazione rossa è dovuta alla carenza della proteina responsabile del colore. Una prelibata varietà di fragola bianca giapponese, ad esempio, porta il nome di Hatsukoi no Kaori e, oltre a essere particolarmente costosa, è anche impossibile da coltivare in Europa.
Fortunatamente, però, esiste una varietà di fragole bianche che arriverà presto anche da noi, probabilmente già a partire da metà giugno. Il merito va a un’azienda della Basilicata, che è riuscita a firmare un accordo internazionale per la coltivazione esclusiva della fragola bianca. Ma quali caratteristiche ha questo frutto? Di fatto la fragola bianca ha proprietà nutrizionali del tutto simili a quelle delle fragole rosse.
La differenza sta fondamentalmente nel sapore, particolarmente delicato e simile a quello dell’ananas. Essendo uno dei frutti estivi più amati, la fragola bianca è probabilmente destinata a suscitare la curiosità di molti. La speranza è che questo frutto, a differenza di molti degli esemplari più tradizionali oggi considerati tra i frutti più contaminati da pesticidi, giunga sulle nostre tavole tramite una filiera genuina.
Quello della contaminazione da pesticidi è infatti oggi uno dei problemi maggiori nel mondo delle coltivazioni intensive. Nonostante la legislazione dell’Unione Europea sia piuttosto stringente riguardo l’uso di alcune sostanze dannose per l’uomo e per l’ambiente, spesso i divieti vengono aggirati attraverso l’importazione di prodotti provenienti da paesi in cui la Legge non è altrettanto severa. L’esempio più lampante è quello dei lime provenienti dal Brasile, analizzati da Greenpeace e risultati contaminati da un vero e proprio cocktail di pesticidi illegali.
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