Francia, strage di delfini: ogni anno, la causa è la pesca

Francia, i numeri di delfini e focene morti sono terribili: la causa è la pesca, ma il fenomeno comincia davvero a preoccupare. 

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Delfini (Foto da Canva) – Ecoo.it

Cosa sta succedendo in Francia da qualche mese? Purtroppo centinaia di delfini sono stati rinvenuti morti, una situazione incontrollabile, quella che si consuma nelle coste del sud-ovest della Francia e nella zona del Golfo di Biscaglia.

La pesca accidentale è un fenomeno che si ripete di anno in anno. Anche se, purtroppo, esistono casi di pescatori che uccidono volontariamente cetacei e focene. Una situazione che varie volte è stata oggetto di denuncia da parte degli studiosi, ma non è servito a molto perché non sono state prese in considerazione e non si è mosso nulla, così il problema, anziché diminuire è aumentato negli anni.

I numeri

I dati sono sconfortanti, perché purtroppo da metà dicembre 2022 fino a a fine gennaio 2023 le morti che si sono registrate sono state 360.

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Delfino (Foto da Canva) – Ecoo.it

130 spiaggiamenti di piccoli cetacei si sono purtroppo registrati da febbraio fino al 10 marzo. Ma non è finita qui, perché dal quel giorno fino al 20 marzo le morti di cetacei di piccole dimensioni sono state 500, uno scenario da brivido quello che continua a registrarsi. I dati, riportano i colleghi di Ohga!, parlano di 1110 spiaggiamenti da metà dicembre 2022 fino al 20 marzo 2023, un numero spaventoso che dovrebbe farci riflettere. Si tratta di delfini comuni.

C’è stato l’intervento del Consiglio di Stato francese con il quale si richiede che il Governo adotti delle misure, ad esempio il divieto delle attività di pesca soprattutto nelle aree più vulnerabili, ovvero in  quelle dove si registrano troppe morti di delfini e focene.

Purtroppo, ormai, da anni precisamente dal 2018 si supera il limite massimo, quello che garantirebbe lo stato di conservazione nell’Atlantico nordorientale.

Gli interventi

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Delfini (Foto da Canva) – Ecoo.it

La segreteria di Stato è impegnata nel rafforzare le misure già in vigore, mentre le associazioni ambientaliste si sono già espresse e hanno dichiarato di ricorrere nuovamente alla giustizia se si presenta la necessità.

Una situazione che se non va bloccata o comunque limitata potrebbe portare conseguenze serie. I dati sono agghiaccianti e in continuo aumento. Si spera in un cambio di rotta e che questi numeri diventino solo un lontano ricordo.

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