Avete i vostri animali con voi, in famiglia e nel cuore. Alcuni hanno la possibilità di averli in giardino, liberi e felici. Altri li accudiscono a casa, coccolandoli e mettendoli al sicuro. Avete mai pensato di tenerli anche sulla pelle, indelebili come tatuaggi?
Allora, oltre a zampine, gommini, cagnolini e gattini (oltre all’intramontabile geco portafortuna!), perché non tatuarsi delle frasi che parlano proprio di loro?! Magari degli aforismi pronunciati o scritti da artisti. Perché gli artisti, in genere, amano gli animali, così come le grandi menti. Quelle grandi per davvero. Quelle aperte ad ogni forma di comunicazione, che va ben oltre l’artificiosità delle parole, ma che con le parole riescono meglio di chiunque altro a descrivere i nostri preziosi e puri amici animali.
Aforismi sulle differenze tra uomini e animali
Gli uomini e gli animali son diversi, e questo è un vantaggio per i secondi! Questo perché, senza bisogno di parlare, riescono ad esprimere ‘l’essenziale’. Il tutto con una purezza e una semplicità davanti a cui inchinarsi. Ecco alcune brevi frasi che centrano il punto.
La prima è di Leonardo da Vinci, che affermava:
“L’uomo ha grande discorso del quale la più parte è vano e falso, li animali l’hanno piccolo ma è utile e vero”
Quante volte, infatti, ci siamo ritrovati a comunicare meglio con l’immediatezza sincera degli animali che con le costruzioni sociali e verbali dei nostri simili?
O ancora, Mark Twain sottolineava come gli animali manchino di premeditazione e crudeltà nelle loro azioni, anche in quelle apparentemente più ‘spietate’:
“L’uomo è l’unico animale che arrossisce, ma è l’unico ad averne bisogno”
Frasi sul veganesimo e contro il mangiare animali
Vi sono poi alcune frasi che mirano proprio ad un cambiamento di vita e di abitudini alimentari. In esse si pone l’accento sull’empatia nei confronti del dolore di altri esseri viventi che, per finire sulle nostre tavole, vengono sfruttati per l’intera esistenza e poi vengono uccisi senza pietà. Si deduce, da questi aforismi, l’importanza di passare a un’alimentazione rispettosa verso la Vita. Un’alimentazione vegana o, se non altro, almeno vegetariana.
Sull’empatia, ad esempio, Gilbert Keith Chersterton afferma:
“Comprendere non vuol dire tanto sentire con tutti quelli che sentono, ma soffrire con tutti quelli che soffrono“.
Ancora, Albert Schweitzer diceva:
“Io sono una vita che vuole vivere, circondato da altre vite che vogliono vivere“.
Vogliamo spesso ‘cambiare il mondo’, ma la rivoluzione comincia dal piatto: perché lamentarci dei nostri diritti che non vediamo rispettati se per primi non si rispetta la vita di altri animali, che finiscono puntualmente nel banco frigo incellophanati dopo anni di prigionia e maltrattamenti? Se vogliamo godere della felicità, dobbiamo comprendere che siamo in dovere di non distruggere la vita altrui. Se lottiamo per la parità, non dobbiamo gerarchizzare il mondo schiavizzando gli animali. Dobbiamo essere il cambiamento. Affermava Gandhi:
“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo“.
E anche Einstein esortava a non indugiare nelle scelte, ma ad essere padroni delle proprie azioni, affermando:
“Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero“.
Ancora, chi non mangia carne, potrebbe tatuarsi la frase
“Meat is murder”
ossia “La carne è assassinio”. Si tratta del secondo album degli Smiths, ed è evidentemente pro-vegetariano, considerando che nella title track dell’album si sentono i lamenti degli animali da fattoria. Un’altra frase molto significativa della traccia dice “A death for no reason is murder”: appunto, “una morte senza ragione si chiama assassinio”.
Ancora, un tatuaggio molto diffuso tra i vegani, poi, non consiste in una frase, bensì in un numero: il 269. Il significato di questa cifra ha una storia che parla chiaro: 269 è un numero, ma è anche un ‘nome’: indica un vitello nato per la produzione di latte in un allevamento in Israele. Perché gli animali sfruttati per i capricci degli esseri umani sono considerati dei numeri. Il 269 è stato marchiato a fuoco per la prima volta su degli umani il 2 Ottobre del 2012 a Tel Aviv, ed è diventato da quel momento il numero simbolo che indica il sentire sulla propria pelle il dolore degli animali. Non a caso, è un simbolo identificativo dei vegani. Perché siamo tutti 269: il rispetto e il dolore non conoscono specie.
(Foto di Ana Laura D F Hermann)
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