Freya, tricheco star di Oslo condannata a morte: il motivo è assurdo

La storia di Freya fa commuovere ed allo stesso tempo arrabbiare. Condannata a morte dalle autorità norvegesi. Di chi è la responsabilità?

la storia del tricheco Freya
Freya (Foto Adobe)

Freya, 5 anni e 700 kg di peso. Tricheco femmina che negli ultimi mesi è stato visto girovagare tra Regno Unito, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia. Freya, il cui nome le era stato dato come omaggio alla dea norrea dell’amore e della bellezza, è stata uccisa dalle autorità norvegesi. E più che un’uccisione è stata una vera e propria condanna a morte, ad opera delle mani dell’uomo, sempre così sicure nel decidere “il bene superiore”. È iniziata con un lungo viaggio ed è finita con la morte la storia di Freya.

Il direttore generale del dipartimento pesca, Frank Bakke-Jensen ha motivato così la sentenza di morte: “La decisione di sottoporla a eutanasia è stata presa sulla base di una serie di valutazioni riguardanti la continua minaccia alla pubblica sicurezza”. Freya ha mai mostrato segni di aggressività? No, ha passato i suoi ultimi giorni nel porto di Oslo preda degli sguardi e delle foto dei curiosi.

Freya, il perché dell’eutanasia

la storia del tricheco Freya
Freya (Screenshot Euronews)

“Il suo trasferimento in mare aperto è stato valutato a fondo con l’Istituto norvegese di ricerca marina, ma l’enorme complessità di questa operazione ci ha fatto concludere che non era un’opzione praticabile. C’erano diverse preoccupazioni per il benessere dell’animale associato a un possibile trasferimento”, e così si è optato per la soluzione più semplice e rapida, ucciderla. Ma perché Freya doveva essere allontanata dal porto di Oslo? Risponde Frank Bakke-Jensen: “Attraverso le osservazioni in loco della scorsa settimana è stato chiarito che il pubblico ha ignorato la raccomandazione di mantenere un’ampia distanza dal tricheco. Pertanto, la possibilità di potenziali danni alle persone era elevata e il benessere dell’animale non veniva garantito”.

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Sostanzialmente il tricheco è stato sottoposto ad eutanasia per proteggere la pubblica sicurezza umana, la stessa che l’ha messa in pericolo facendola diventare fenomeno da baraccone ed ignorando le direttive di tenere distanza dall’animale perché poteva diventare pericoloso. Ma è stata condannata a morte anche se segni di pericolosità non ne ha mostrati.

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Oltretutto Freya probabilmente aveva deciso di stabilirsi nella baia di Frognerkilen, nel fiordo di Oslo, e di rimanerci, perché da lì non era riuscita ad andare via. L’alta presenza di navi e kayak, l’hanno intrappolata nel fiordo. I cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacciai alzano di molto il pericolo che l’animale possa scontrarsi con le barche. E così, a parere degli esperti, anziché andare verso i fiordi del Mare del Nord, verso Russia, Norvegia settentrionale, Groenlandia e Canadaquelle, zone che generalmente i trichechi scelgono, il tricheco è rimasto incastrato ad opera dell’uomo nel fiordo norvegese. E sempre l’uomo che ne ha fatto animale da circo lo ha giustiziato. Scusa Freya.

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