La truffa che è possibile rintracciare dietro all’olio extravergine d’oliva italiano è stata svelata dal New York Times, su cui sono state pubblicate delle vignette, che mettono in discussione molti aspetti legati all’origine di questo prodotto molto consumato. I disegni sono di Nicholas Blechman, che ha voluto iconicamente raffigurare come avviene il processo di edulcorazione dell’olio di oliva. In realtà quello che pensiamo essere un prodotto, la cui materia prima è coltivata in territorio italiano, arriverebbe, in molti casi, dalla Spagna, per poi essere soggetto ad una miscelazione con quello italiano. Ma non c’è solo la Spagna nel mirino dell’inchiesta, visto che anche altri Paesi, come il Marocco e la Tunisia, sarebbero soliti esportare le loro produzioni in Italia. Il problema è quello della sicurezza alimentare e della qualità di ciò che mangiamo.
Ci ritroviamo a comprare un olio, che viene fatto passare come un prodotto di alto pregio, e, invece, non ne sappiamo abbastanza, perché ci viene nascosto come il 69% delle bottiglie vendute sarebbe manipolato. Tra l’altro l’olio d’oliva sarebbe miscelato con oli meno costosi e gli esperti assicurano che verrebbe aggiunto del betacarotene, in modo da mascherare il sapore. La clorofilla completerebbe il quadro, dando il colore adatto. Che cosa possiamo fare? Proprio l’anno scorso è stata approvata la cosiddetta legge salva-olio, che ha come principale obiettivo quello di evitare le frodi alimentari e di valorizzare i prodotti tipici italiani. Tuttavia la Coldiretti ha fatto notare che queste norme non vengono applicate in maniera dettagliata, anche per un problema di complessità e di lentezza che interessa la Pubblica Amministrazione. Sulla questione è intervenuto anche un recente rapporto Eurispes, che ha messo in evidenza come il 49% dei campioni esaminati è risultato non essere conforme a quegli standard, per mezzo dei quali un olio extravergine d’oliva si può ritenere di buona qualità.
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