In merito al frumento spunta un nuovo metodo di concimazione che permette di avere un raccolto maggiore e che impatta meno sull’ambiente. Ecco di cosa si tratta.
Concimazione 4.0, questa una frontiera del settore cerealicolo. In particolare le novità verso una produzione più sostenibile riguardano la specie relativa al ciclo autunno vernino, che corrisponde al frumento tenero, duro, all’orzo e all’avena che seminano nel tardo autunno. Il settore dell’agropratica sta conoscendo una rivoluzione nel segno del verde. D’altronde questo è un comparto estremamente impattante sia per la sua portata, sia per le sue conseguenze, rappresentando uno dei tanti settore in cui domina l’insostenibilità dell’uomo.
Nel comparto cerealicolo si sta cercando di mettere in atto approcci e strumenti per garantire la massima redditività del settore. Le pratiche di concimazioni richiamano l’attenzione nella situazione attuale, contraddistinta da un quadro fatto di costi delle materie prime in aumento, riversandosi negativamente sulla gestione a livello aziendale.
In questo contesto è messa a punto una strategia basata sull’azoto, frutto di studi parcellari sul campo. Queste ricerche sono state condotte nelle più rivelanti aree italiane di frumento duro, quali Tolentino, Alberese, Foggia, Malabergo e Poggio Renatico, nell’annata 2021/2022. A seguito degli studi, si è è testato un concime a base della componente di azoto.
A condurre la ricerca sono stati i Consorzi Agrari d’Italia (Cai), impegnati nello studio della relazione tra suolo, atmosfera e pianta. Sul frumento duro sono state eseguite sperimentazioni parcellari: è stato confrontato un approccio standard con un uno basato su metodi contraddistinti dalla componente di azoto.
Nell’ambito dei cerali ricorrere a unità fertilizzanti azotate permette di razionalizzare i concimi, riuscendo così a sincronizzare gli elementi del suolo con le condizioni termo-pluviometriche. Questo non solo permetterebbe di avere maggiore quantità di raccolto, ma avrebbe un impatto minore sull’ambiente. Si applica sempre più, infatti, un approccio sostenibile alla concimazione azotante, ma che comunque è oggetto di studi e ricerche nonché evoluzioni, vista la necessità di ridurre l’impatto del comparto sull‘inquinamento ambientale.
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