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Agricoltura e Allevamento

Frutta a tavola, allarme pesticidi: cosa emerge

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Con l’estate oramai alle porte aumenta vertiginosamente il consumo della frutta. Questo alimento è infatti ricco d’acqua e di zucchero, ovvero due elementi fondamentali per combattere il caldo. Ingerendole infatti potremmo prevenire i colpi di calore e gestire le alte temperature grazie all’apporto dell’acqua.

Ma nelle ultime settimane è tornato un brutto incubo: ovvero quello relativo ai pesticidi. Ovvero l’utilizzo di sostanze chimiche utilizzate in agricoltura per sbarazzarsi di parassiti e insetti che danneggiano le coltivazioni di frutta. Certo, lo scopo di questi è proteggerne la salute e garantirne la sopravvivenza. Eppure non tutto ciò che oro luccica…

Pesticidi in aumento. UE in allarme

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Un contadino mentre utilizza un pesticida (Foto di zefe wu da Pixabay)

Il PAN, Pesticide action network Europe, uno studio effettuato dall’Unione Europea lancia un pericoloso e preoccupante allarme: negli ultimi l’utilizzo dei pesticidi è aumentato esponenzialmente. Questi hanno analizzato oltre 97mila campioni di frutta fresca, coltivata negli Sati membri, e il risultato è davvero terribile. Infatti è emerso che l’utilizzo di questi prodotti è aumentato del 53%.

A rivelarlo poi è stato il report “Forbidden Fruit“, ovvero “Frutta vietata”, pubblicato a fine maggio. In questo documento si riportata come siano stati trovati molti residui chimici su frutta e verdura prodotte e vendute nell’Unione Europea. Non solo questi dati sono stati poi utilizzati per condurre il monitoraggio ufficiale europeo dell’Efsa, ovvero dell’Autorità Europea della sicurezza del cibo. Dati che secondo Pan non escluderebbero l’esposizione da parte di consumatori europei ai residui.

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Solo nel 2011, ad esempio, le tracce di prodotti chimici sui kiwi era appena del 4% mentre, nel 2019 è aumentata del 397%, raggiungendo una vetta del 32%. Un fenomeno che ha colpito anche ciliegie, mele, con l’utilizzo dei veleni raddoppiato. Peggio ancora per le pere dove l’aumento è pari al 103%. Sono state poi analizzate anche albicocche, fragole e pesche. Oltre, naturalmente, alle verdure. Gli Stati membri che maggiormente hanno aumentato l’utilizzato i pesticidi sono, in ordine, Belgio (34%), l’Irlanda (26%), la Francia (22%), l’Italia (21%) e la Germania (20%).

Eppure con l‘entrate in vigore del Regolamento numero 1107/2009 gli Stati Europei avrebbero dovuto, già dal 2011, trovare obbligatoriamente soluzioni diverse e più sicure. Ma secondo Pan è avvenuto l’esatto contrario. Nell’analisi si evince ancora la presenza di prodotti strettamente collegati ad alcune patologie come cancro, problemi cardiovascolari e diabete. Senza tralasciare, poi, i danni all’ambiente.

Giorni decisivi

Nonostante la strategia “Farm to Fork” (dalla fattoria alla tavola, n.d.r.), che prevedeva una riduzione dell’utilizzo dei pesticidi, normali e quelli più pericolosi, del 50% entro il 2030, è stata varata appena due anni fa, numeri alla mano è stata per il momento un flop. La Commissione europea sottolinea un utilizzo pari al 12% per il 2019 rispetto a quella del triennio 2015-2017 ma anche come sono aumentati dell’8,8% l’utilizzo, sempre nel 2019, dei pesticidi più pericolosi.

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Il 22 giugno potrebbe però essere un momento davvero cruciare: perché Bruxelles potrebbe imporre norme più vincolati per dimezzare l’utilizzo dei pesticidi entro il 2030. Una norma supportata e spinta anche dalle oltre 1,2 milioni di firme raccolte dai cittadini europei per l’iniziativa “Save bees and farmers” (Salva le api e gli agricoltori, n.d.r.) che chiede una riduzione dell’80% dei pesticidi sintetici entro il 2030 e il totale non utilizzo entro il 2035.

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