La frutta secca è un alimento molto gettonato nella cucina del nostro paese per via dei valori nutrizionali che vanta. Ma siamo sicuri sia sostenibile?
Uno studio rivela che, sebbene la frutta secca sia assolutamente consigliabile nel regime di una sana alimentazione, non è un alimento poi così sostenibile. Ma in che senso? Partiamo da un fatto: noci, mandorle, nocciole, anacardi, arachidi, pistacchi e via dicendo, sono frutti cosigliatissimi in numerose diete mediterranee, e non, poiché capaci di rifornire il corpo dell’energia necessaria senza andare ad alimentare la massa grassa.
Questa semplice informazione ha rivestito la frutta secca di sempre maggiore importanza e attenzione soprattutto da parte di sportivi, nutrizionisti e persone attente alla linea. Ma la frutta secca è tutta italiana? A quanto pare, al di là delle positive evidenze nutrizionali esprimentesi in materia, la frutta secca non è proprio eco-friendly. Le ragioni sono tutte ascrivibili all’importazione di numerosa di questa frutta e, quindi, al suo trasporto.
Frutta secca: quando l’import-export nuoce gravemente all’ambiente
Trasporto uguale inquinamento, maggiori quantità di frutta trasportate corrispondono allora ad un maggiore numero di emissioni nocive immesse nell’atmosfera. Ebbene sì, è questo il risultato di una triste equazione che vede un solo chilo di noci importate dalla California, immettere nell’aria, spostandosi in aereo, 5 kg di petrolio e 15 di anidride carbonica. Detta in poche e povere parole: la frutta secca proveniente dagli USA inquina.
La ragione è presto svelata: maggiore, in termini di lunghezza, è la tratta che il carico dovrà percorrere, maggiore sarà il quantitativo di sostanze tossiche immesse nell’ambiente. Considerato questo semplice fatto è bene considerare l’opzione dell’acquisto di prodotti locali e di stagione, che quindi rispettano l’ordine delle stagioni nel portare a frutto i prodotti che consumiamo senza l’utilizzo di additivi chimici.
La scelta biologica, seppure ancora troppo esosa, risulta la migliore
Il prezzo del cibo cosiddetto “biologico” rappresenta ancora una frontiera invalicabile per la stragrande maggioranza della popolazione. L’indagine che fa luce sull’inquinamento da noci è portata avanti da Coldiretti la quale incita ad acquistare noci made in Italy per via della superiore qualità di quelle statunitensi, oltre all’impatto ambientale decisamente contenuto.