Spesso abbiamo sentito parlare di fruttarismo. Ma di che cosa si tratta nello specifico? Alla base c’è una vera e propria filosofia di vita che afferma il valore di una dieta naturale, incentrata essenzialmente sul consumo di frutta. I fruttariani ritengono che questo tipo di alimentazione affondi le proprie origini in una dimensione atavica dell’uomo, riscontrabile fin dai primi stadi dell’evoluzione. Secondo questa teoria, l’essere umano è stato fin da sempre portato a consumare i vegetali e non la carne. Il tutto si verificherebbe anche perché l’organismo umano sarebbe strutturato dal punto di vista anatomico e funzionale per adattarsi ad una nutrizione di questo genere.
Vengono approntate anche delle prove scientifiche a sostegno della tesi: la digestione degli amidi dei cereali è particolarmente complessa e comporta un elevato dispendio energetico.
Tra l’altro alla fine del processo digestivo si arriva alla formazione di zuccheri semplici, i quali sono presenti proprio nei prodotti che la natura mette a disposizione.
Un modo di pensare che vuole essere attento a tutto ciò che accade nel corpo. E’ quest’ultimo che ci dice di cosa abbia bisogno e noi abbiamo il dovere di ascoltarlo, ponendoci come obiettivo principale quello del benessere generale.
In questo senso si deve essere prudenti, perché comunque i rischi ci sono. Basti pensare a ciò che è successo ad Ashton Kutcher. L’attore, per immedesimarsi nella parte di Steve Jobs, ex CEO di Apple, ha deciso di seguire i principi del regime alimentare a base di frutta.
Privato di una ricca dose di proteine, è stato costretto a ricoverarsi a causa di forti dolori all’addome. Un esempio di come a volte le abitudini, seppur perfettamente sostenibili, possano determinare qualche problema, incidendo negativamente sulla salute.
Nutrirsi di ortaggi è essenziale, perché essi abbondano di vitamine e sali minerali, sempre raccomandati per garantire le funzionalità corporee. Il punto però è cruciale: possono veramente essere sufficienti? Fino a quale limite ci possiamo spingere, volendo dire di no ai cibi elaborati?
Di certo i nostri consumi dovrebbero essere oculati e sarebbe opportuno che fossero anche in sintonia con il rispetto dell’ambiente. Tuttavia è sempre meglio porsi delle domande, prima di effettuare delle scelte precise.
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