Dodici anni dopo la fusione del reattore della centrale di Fukushima in Giappone si parla ancora di emergenza. Sembra infatti che il Paese voglia riversare in mare un’enorme quantità di acque reflue radioattive (trattate).
Impossibile dimenticare quello che è accaduto quell’11 marzo 2011 a Fukushima, quando un terremoto di magnitudo 9 ha causato uno tsunami con onde alte alte fino a 14 metri che hanno preso in pieno la centrale nucleare. I danni son stati inimmaginabili. Sono infatti stati distrutti i generatori di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento dei tre reattori, tutto posto ad un’altezza sotto il livello del mare quindi evidentemente non a norma per la sicurezza dell’impianto. In breve tempo si capi che si trattava del peggiore disastro nucleare della storia dopo quello di Chernobyl del 1986.
Nonostante la zona negli anni sia stata bonificata, secondo le analisi delle specie ittiche pescate nella zona più prossima alla centrale, pare che i livelli di radioattività siano ancora ben oltre la soglia minima di sicurezza ed è per questo che il Giappone ne ha vietato la pesca. I danni del disastro e la loro stima sono però ancora imprecisati e non si conosce con esattezza ancora il reale impatto ambientale apportato (o forse non lo si vuole diffondere alla stampa e la collettività).
Anche se sono passati 12 anni il lavori continuano e si pensa che i lavori di smantellamento della centrale di Fukushima si concluderanno solo nel 2051. I problemi però sono davvero infiniti, uno su tutti quello dello smaltimento delle acque contaminate utilizzate per raffreddare nel 2011 i reattori danneggiati. Queste sono state poi immagazzinate in serbatoi che contengono per l’appunto 1,3 milioni di tonnellate di acqua (per i più puntigliosi si tratta del quantitativo per riempire circa 500 piscine olimpioniche). Il governo giapponese però ha dichiarato che è intenzionato a “smaltite” quest’acqua direttamente nell’oceano Pacifico, con enormi problematiche per l’ecosistema mondiale.
Quest’acqua infatti, nonostante sia stata trattata, presenta ancora il trizio, vale a dire un isotopo radioattivo dell’idrogeno che non può essere in alcun modo filtrato e depurato al 100%. A lanciare l’allarme non solo sono i pescatori della zona ma anche i Paesi vicini come la Cina, la Corea del Sud e la stessa Greenpeace. Sembra però che questa operazione sia ormai stata decisa e confermata dall’Autorità nucleare giapponese e anche dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Si attende solo la data definitiva.
Dei nuovi legami tra la "carne finta" e gli stati di depressione sono emersi a…
Quante volte abbiamo mangiato i datteri a Natale? Dopo un pranzo abbondante, spesso accompagnano dolci,…
Indossi il cappello con il pon pon? In pochi sanno che potrebbe essere legato a…