Per identificare i funghi buoni da quelli “dannosi per la salute”, è bene ricorrere alle informazioni botaniche delle specie. Ecco come fare
Sembrano le pagine di un libro aperte. La foto è ingannevole poichè si tratta della parte sottostante al cappello di un fungo comune. Così come questa foto, anche nella realtà è rischioso incorrere in funghi che non siano di buona qualità o semplicemente non commestibili.
Per riconoscerli bisogna diventare, con il tempo e l‘esperienza, conoscitori di queste specie vegetali. E’ proprio ad ottobre e nel periodo autunnale, con le prime piogge, che questi esseri viventi si fanno notare in boschi e terreni ombrosi. La prima tappa per l’identificazione dei funghi carnosi è la classificazione in quattro gruppi (i primi tre hanno invariabilmente un gambo e un cappello).
Esistono 4 categorie di funghi. I primi appartengono al gruppo “funghi a lamelle” e sono identificati nella fotografia sopra indicata. Le lamelle si dipartono a raggiera dal gambo verso i bordi esterni. Sono i funghi più diffusi. L’ovulo buono è l’esempio più conosciuto. Poi esistono i funghi a tubuli. In questa categoria, sotto il cappello, ci sono i tubuli.
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Bisogna osservare con molta attenzione per distinguerli e qualche volta anche servirsi di una lente: si vedranno allora chiaramente i buchi che corrispondono all’estremità di ciascuno di essi (soprattutto se il fungo non è molto giovane). I tubuli sono saldati tra di loro in tutta la loro lunghezza e quando di cerca di levarli, vengono via in numero elevatissimo costituendo quelle che volgarmente vengono chiamate le barbe.
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Poi esistono i funghi ad aculei che portano, sempre nella parte inferiore del cappello, i piccoli aculei o spini, più o meno serrati gli uni contro gli altri, un po’ come le papille di una lingua di bue. Se si fa passare l’unghia del pollice sulla superficie del cappello, vengono via con facilità. Si incontrano più di rado dei precedenti.
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