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Ghiacciai artificiali per contrastare gli effetti del riscaldamento globale

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I ghiacciai si stanno ritirando progressivamente, talvolta fino a scomparire, a causa del riscaldamento globale e ci permettono di osservare da vicino gli effetti del cambiamento climatico in atto. Sono anche una fonte insostituibile di acqua dolce per molte comunità. Infatti, in estate, lo scioglimento di una parte della superficie dei ghiacciai montani gioca un ruolo essenziale per l’ecosistema delle valli sottostanti, rilasciando acqua che andrà a rifornire le città. Questa acqua di fusione è di vitale importanza per molte comunità rurali del Sud America e dell’India, rappresentando per loro l’unica fonte di acqua potabile e per l’irrigazione delle colture.

L’impatto dello scioglimento dei ghiacciai sulle comunità rurali montane

Le comunità che vivono nella valle del Ladakh, circa 300.000 persone che abitano in villaggi sparsi tra le catene montuose dell’Himalaya e del Karakoram fino a 4.000 metri di altezza, sopravvivono grazie ai ghiacciai montani. In questa regione si registrano temperature invernali che raggiungono i -30°C e una scarsità di piogge del tutto simile a quella osservabile nel deserto del Sahara. Un ambiente difficile, in cui la carenza d’acqua è un problema fondamentale per le persone che vivono in questo freddo deserto.

Infatti, la loro sopravvivenza è determinata dal successo delle loro colture, che possono essere coltivate solo durante pochi mesi dell’anno e che sono spesso irrigate con acqua di fusione dei ghiacciai. Proprio per questo, con il riscaldamento globale che ha accelerato il ritiro dei ghiacciai, le comunità hanno dovuto iniziare a fare i conti con stagioni aride e raccolti scarsi.

Ghiacciai artificiali contro la scarsità d’acqua

Per contrastare il problema, una tecnica sempre più praticata, ideata nel 2013 dall’ingegnere Sonam Wangchuk, è la costruzione degli stupaghiacciai artificiali utili per immagazzinare l’acqua invernale da utilizzare nei mesi aridi della tarda primavera e dell’inizio dell’estate, quando l’acqua di fusione è scarsa. Torri di ghiaccio, preservate il più a lungo possibile durante l’anno, che sciogliendosi riescono ad alimentare i campi fino a quando, in estate, le acque di fusione dei ghiacciai non ricominciano a scorrere.

Ghiacciaio artificiale
Foto Shutterstock | Tsewang Gurmet

Utilizzando tecniche basilari e poco costose, l’acqua dei torrenti viene deviata e raccolta grazie a un semplice sistema di tubature e poi fatta zampillare di notte, quando questa ghiaccia istantaneamente grazie alle temperature che scendono di decine di gradi sottozero, in cima a una struttura conica di legno e acciaio.

Questa tecnica consente la costruzione di una piramide di ghiaccio, alta circa 40 metri e larga 20, che può immagazzinare fino a 16 milioni di litri d’acqua e la cui forma rallenta la successiva fusione perché la superficie esposta al sole e alle temperature calde è ridotta al minimo. Il risultato finale ha la stessa forma alta e stretta tipica dei santuari buddisti, gli stupa appunto.

In primavera, quando i corsi d’acqua a bassa quota si prosciugano rapidamente e l’acqua disponibile è poca, gli stupa di ghiaccio iniziano a sciogliersi, offrendo una preziosa fonte di acqua per l’irrigazione, prolungando la stagione di coltivazione di alcune settimane. Un lasso di tempo che può fare la differenza in questo ambiente agricolo estremo.

Una soluzione temporanea per far fronte a un problema complesso

Costruire riserve di ghiaccio artificiale non è una novità, ma in passato queste sono state costruite in forme meno efficienti e molto più in alto sulle montagne, rendendole difficili da gestire.

Oggi, gli stupa di ghiaccio sono costruiti vicino alla periferia dei villaggi, a ridosso dei campi da irrigare, dove l’acqua è più necessaria. Le dimensioni e la forma li rendono particolarmente efficienti, economici e di facile manutenzione, e sono in grado di produrre milioni di litri di acqua ogni anno.

Una soluzione molto utile per far fronte, almeno temporaneamente, al problema complesso dello scioglimento dei ghiacciai. Però, per garantire la sopravvivenza a lungo termine delle comunità rurali che vivono in ambienti montani estremi saranno necessarie soluzioni più ampie e molte speranze sono riposte nelle decisioni che verranno prese dai governi durante la COP26, la Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite che in questi giorni si sta svolgendo a Glasgow.

 

Edoardo Collarini

Nato e cresciuto in Umbria, all'ombra dell'appennino, con una fervida passione per la natura in ogni sua forma. Biologo naturalista di formazione ed escursionista a tempo perso.

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