Lo scioglimento dei ghiacciai sta facendo riaffiorare l’impensabile: emergono oggetti e pezzi di storia che risalgono addirittura alla Prima Guerra Mondiale.
La Prima Guerra Mondiale, che in Italia venne combattuta negli anni tra il 1915 e il 1918, contribuì a disseminare oggetti, utensili e materiali di vario genere che, nei decenni successivi, finirono sepolti sotto strati di ghiaccio alpino. A distanza di oltre 100 anni, proprio questi “pezzi di storia” starebbero riemergendo a causa di un fenomeno che mette in allarme la comunità scientifica tutta: il progressivo ed inesorabile scioglimento dei ghiacci.
Come già sottolineato in passato, le Alpi hanno registrato un ulteriore innalzamento (il secondo dell’estate) della soglia dello zero termico. Dopo che, lo scorso 25 luglio, tale temperatura era stata riscontrata ad un’altitudine di 5.184 metri, nella giornata del 22 agosto si è addirittura toccata l’altezza dei 5.328 metri.
Come tradurre questi dati allarmanti in termini ecologici? Con l’innalzamento dell’altitudine presso la quale si registra lo zero termico, i ghiacci avrebbero preso a sciogliersi con una velocità che sta enormemente preoccupando gli studiosi. Tra le conseguenze negative del fenomeno, l’unica (forse) nota positiva è proprio la possibilità di scoprire oggetti, testimonianze e storie che, altrimenti, sarebbero andate perdute per sempre.
Lo scioglimento dei ghiacciai alpini, a quanto pare, non starebbe riportando alla luce solamente i corpi di persone disperse ormai parecchi anni fa. Questo, nella fattispecie, è stato il caso dell’alpinista scomparso nel 2001, il cui cadavere è stato recuperato di recente proprio a causa dello scioglimento del ghiacciaio Schlatenkees, in Austria. Le temperature in costante aumento, infatti, starebbero permettendo il ritrovamento di reperti storici di vario tipo.
Questo è quanto recentemente annunciato dalla Commissione Glaciologica della Sat, la quale, a settembre di ogni anno, provvede a rilevare l’arretramento dei fronti dei ghiacciai al termine dell’estate. Durante le misurazioni condotte di recente, a quanto si apprende, sarebbero stati recuperati moltissimi “pezzi di storia” risalenti alla Prima Guerra Mondiale (che in Italia venne combattuta negli anni 1915-1918).
Sepolti per decenni e decenni, questi reperti starebbero (purtroppo) venendo gradualmente alla luce in seguito allo scioglimento dei ghiacci (qui per scoprire le cause e le drammatiche conseguenze del fenomeno). Ma che cosa, più nello specifico, è stato raccolto grazie alle ricerche condotte dagli esperti della Sat? “Brandelli di storia giornaliera, fatti di lembi di stoffa, carta catramata, legno, bottoni, ossa di animali, proiettili di diverso calibro“: questo è quanto si trovava sepolto sotto strati di ghiaccio invalicabile.
Con lo zero termico collocato ben al di sopra della quota in cui dovrebbe trovarsi e il progressivo innalzamento della temperatura del Pianeta, è probabile che episodi simili siano destinati ad incrementare la loro frequenza. Senza ombra di dubbio, hanno tenuto a ribadire i membri della Sat, il verificarsi di un evento di tale portata è la lampante testimonianza del fatto che il cambiamento climatico, purtroppo, sta conducendo parecchi habitat alla deriva (e con essi, specie vegetali e animali che li abitano da millenni).
Verrebbe da chiedersi, giunti a questo punto, in che modo vengano alla luce i reperti storici trovati in seguito allo scioglimento dei ghiacciai alpini. Dagli scarponi alle bombe, dai proiettili ai pezzi di stoffa: come sono riemersi tutti questi “brandelli” di storia che risalgono addirittura alla Prima Guerra Mondiale?
Gli esperti della Commissione Glaciologica della Sat lo hanno spiegato con dovizia di particolari: i ghiacciai, che all’epoca erano molto più estesi rispetto ad oggi, avrebbero inglobato decine di frammenti, oggetti e parti di corpi umani, che col tempo sono stati gradualmente spostati verso valle e “rilasciati decine di anni dopo, in seguito alla fusione dello strato di ghiaccio superficiale“.
Pertanto, come chiarito dalla Sat, è assolutamente errato affermare che, se tali reperti sono venuti alla luce proprio ai nostri giorni, ciò vuol dire che il ghiacciaio, all’epoca della Prima Guerra Mondiale, presentava la medesima, ridotta altezza di oggi.
All’opposto, dopo esser stati inglobati completamente dal ghiacciaio, tali “pezzi di storia” sono venuti galla per via delle temperature incandescenti che, tra le loro conseguenze disastrose, hanno proprio lo scioglimento dei ghiacciai. Una motivazione in più, dunque, per tentare di arginare il fenomeno con ogni mezzo necessario, prima che si raggiunga (con effetti inesorabili) il punto di non ritorno.
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