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Giappone e nucleare: da oggi basta reattori attivi

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Il Giappone da oggi è senza energia nucleare. Si tratta di un’ottima notizia per gli ambientalisti, dopo la conferma del fatto che nel Paese non ci sono più reattori atomici in attività. E’ stato, infatti, spento per lavori di manutenzione anche l’ultimo impianto che fino ad ora era attivo, uno dei reattori della centrale di Oi. Dopo il tragico incidente di Fukushima, molti impianti erano stati chiusi, ma restavano ancora dei reattori attivi.

Dopo la breve pausa avvenuta l’anno scorso, quando per due mesi il Giappone aveva spento tutte le centrali di questo tipo, il governo aveva cercato di far riprendere il settore. Ma le decisioni non sono piaciute ai tanti oppositori, che si sono battuti per arrivare a questa conclusione: il Giappone da questo momento è senza energia nucleare, dopo il blocco dei 50 reattori nel Paese, capaci di produrre il 30% dell’energia necessaria. Anche il governo attuale in realtà è a favore dell’energia nucleare, ma nel corso dei mesi ci sono state numerose polemiche, che hanno portato a rivedere l’organizzazione del settore della produzione di energia nel Paese.
Proprio il Premier Shinzo Abe si è trovato di fronte alle richieste di numerose utility che hanno minacciato di aumentare il costo delle bollette elettriche in caso di una mancata approvazione della nuova Authority necessaria per la rimessa in funzione degli impianti nucleari bloccati l’anno scorso. Così non è stato, anche per le tante proteste che sono avvenute in tutto il Paese da parte dell’opposizione del luogo, pronta a lottare in particolare successivamente ai numerosi problemi nella centrale di Fukushima.
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Si tratta, quindi, di una buona notizia per l’ambiente, dopo le terribili notizie trapelate su Fukushima. La Tepco ha ammesso per la prima volta che le acque radioattive che si sono accumulate sotto la centrale hanno finito col contaminare l’Oceano Pacifico. La confessione è arrivata a dare un fondamento di verità ad una questione che era rimasta piuttosto controversa. Inizialmente la società aveva affermato che le acque inquinate fossero rimaste bloccate dall’acciaio e dal cemento, che costituivano le fondamenta della centrale nucleare. Tuttavia le posizioni adesso sembrano essere molto differenti: un portavoce ha fatto presente che, secondo la Tepco, l’acqua contaminata sia arrivata al mare.
In ogni caso, è stato fatto presente che la perdita radioattiva sarebbe di importanza limitata e che l’impatto non sarebbe enorme. I pescatori locali sono piuttosto preoccupati. Il presidente delle cooperative di pesca della prefettura di Fukushima ha dichiarato il proprio smarrimento nei confronti di queste rivelazioni totalmente inattese e diverse rispetto a quelle del passato. In considerazione di tutti questi motivi, il governo ha deciso di sospendere le attività di pesca nei pressi di Fukushima e ha vietato la vendita di prodotti alimentari, come la carne, i funghi, i vegetali e il latte, prodotti nelle zone circostanti.
Era stato notato un aumento della radioattività, ma non era stata fornita alcuna spiegazione. Si escludeva l’ipotesi della fuoriuscita di acqua radioattiva, ma le dichiarazioni sono state corrette. Il portavoce dell’azienda è stato molto chiaro nell’affermare di credere che l’acqua contaminata sia arrivata al mare. Ad essere implicati sono quei residui che si sono accumulati al di sotto dei reattori.

A Fukushima il livello di inquinamento è salito di molto. Il tutto è dovuto alla presenza di cesio radioattivo, che è stato riscontrato in particolare in un punto compreso tra i reattori nucleari e il mare. La Tepco ha registrato in un pozzo di raccolta un limite di radioattività che, nel corso di tre giorni, è arrivato ad essere superiore di 90 volte. Si fanno sentire, quindi, le conseguenze del sisma e dello tsunami che hanno colpito il Giappone nel 2011.
I danni non tardano a farsi sentire. E’ morto anche Masao Yoshida, ex direttore della centrale nucleare, il quale, immediatamente dopo il disastro, era rimasto nell’impianto a coordinare tutte le operazioni di contenimento. L’uomo è stato colto da un tumore all’esofago, anche se la Tepco ha spiegato a chiare lettere che la malattia non è legata all’incidente. Eppure la patologia era stata diagnosticata proprio nel corso dei mesi di lavoro.
Masao Yoshida aveva 58 anni e, insieme a circa 50 tecnici, coraggiosamente aveva seguito tutte le operazioni, nonostante le radiazioni nocive, per impedire che il disastro nucleare di Fukushima raggiungesse proporzioni catastrofiche. Improvvisamente, nel novembre 2011, il dirigente si è ammalato. La compagnia ha spiegato che non è probabile che il tutto sia da ricondurre alla catastrofe, perché di solito passano dai 5 ai 10 anni, perché emergano delle patologie del genere.

La questione, comunque, presenta parecchi dubbi, anche riguardo ad altri casi. Fra questi possiamo ricordare la vicenda del presentatore televisivo che decise di consumare in diretta delle verdure che provenivano dalla zona contaminata. Yoshida aveva rilasciato anche un’intervista, nella quale aveva spiegato di aver pensato alla fine, soprattutto quando si verificarono le esplosioni di idrogeno.
In ogni caso, l’ex direttore non ha mai pensato di abbandonare le sue speranze rivolte al nucleare, ma, nel corso di alcune sue dichiarazioni, aveva manifestato la speranza che tutto ciò che era accaduto potesse servire da insegnamento per migliorare la sicurezza legata alle installazioni nucleari. Adesso ciò che resta è una “zona proibita”, un cerchio del diametro di 20 chilometri, al centro del quale si trova la centrale danneggiata.

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Ecoo dal 2010 al 2019, occupandosi di alimentazione sana, riciclo creativo ed ecologia.

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