Si tratta di una particolare tipologia di ginepro largamente diffusa nelle città e coltivata nelle case ma le sue bacche sono molto velenose.
Girando per i parchi cittadini e nelle aiuole non è raro imbattersi in alberi che ad un primo sguardo possono sembrare dei ginepri comuni ma dalle foglie leggermente diverse da quelle della classica pianta da bacca che invece popola l’appennino centrale e le alpi.
Stiamo parlando del Ginepro Sabina, una delle numerose specie di ginepro che però, a differenza del Juniperus communis, è più che mai tossica.
Per fortuna è abbastanza facile distinguerla dalle altre, così da evitare inconvenienti e rischi legati alla salute, in alcuni casi anche gravi.
Nonostante la tossicità di tutte le sue parti – tanto per gli uomini, quanto per gli animali – la Sabina è comunque molto utilizzata come pianta ornamentale.
Differenze tra il ginepro sabina e quello comune
Come abbiamo appena detto non è difficile riuscire a capire difronte a quale tipologia di albero si è davanti. Le differenze tra la specie sabina e quella comune sono diverse e basterà quindi fare attenzione a questi dettagli per evitare di cogliere le bacche e decidere di impiegarle, ad esempio, in cucina.
Ovviamente se dovessero sorgere dei dubbi è sempre meglio evitare e magari rivolgersi a qualcuno che grazie all’esperienza possa aiutarvi nell’identificazione.
Ma andiamo ora a vedere quali sono le caratteristiche del ginepro sabina.
Come prima cosa è possibile notare come le foglie di questa specie non siano dei piccoli aghi appuntiti, ma bensì foglie brevi e squamiformi accatastate su rami dal colore rosso vinoso o marrone,
La seconda differenza sta invece nella coccola, e cioè il frutto di questa pianta. La bacca infatti assume un colore bluastro molto scuro e pruinoso ( sono cioè circondate da una patina che le rende opache), la forma è ovoidale e se aperta è possibile notare una polpa di colore giallo.
I rischi dell’ingestione delle bacche
Ma perché è importante riconoscere ed evitare assolutamente di ingerire le sue bacche? A differenza delle coccole del ginepro comune che nascondono numerosi benefici per la salute – motivo per il quale sono ampiamente utilizzate nella medicina omeopatica come antisettici e diuretici naturali – quelle della pianta sabina sono molto pericolose.
Ingerire anche solo alcuni di questi frutti può provocare una grave intossicazione, la perforazione dell’intestino e persino paralisi. Basti pensare che al tempo dei romani venivano impiegate per provocare l’aborto, ma nella maggior parte dei casi il risultato era molto più grave e le donne a cui venivano somministrate morivano.
Ma non solo le bacche, tutte le parti della pianta sono altamente velenose! Se si è quindi proprietari di cani è necessario fare attenzione che questi non giochino neanche con i rami , in quanto con la masticazione c’è il rischio che vengano ingerite alcune parti e l’esito potrebbe essere quello di un’intossicazione anche mortale per l’animale.
Coltivare il ginepro sabina in casa o in giardino
Nonostante la sua tossicità – relativa però solo all’ingestione delle sue parti – il ginepro sabina si rivela un’ottima pianta da poter coltivare in vaso in casa o a terra nel giardino. Abbiamo già detto che spesso questi arbusti vengono impiegati nell’allestimento di parchi e aiuole cittadine e questo soprattutto perché prendersene cura non è molto difficile e garantiscono la presenza di una folta chioma per tutto l’anno.
Si tratta infatti di piante cupressacee sempreverdi molto resistenti ai diversi agenti atmosferici e per questo possono essere scelte anche da chi non ha molta dimestichezza con il giardinaggio e la cura delle piante.
Se si è in possesso di un giardino di sicuro quello è il posto migliore dove decidere di trapiantarla, ma per chi non ne fosse in possesso e volesse ad esempio adornare il terrazzo, è possibile farla crescere anche in vaso.
La propagazione può facilmente avvenire per talea, un metodo di moltiplicazione vegetativa facile e veloce per cui basta immergere la parte di una pianta recisa – come ad esempio un rametto – in acqua o nel terreno per far sì che possa radicare. Una volta nate le radici è possibile decidere il luogo in cui fare crescere la nuova pianta.
Che sia a terra o che sia in vaso, l’uniche accortezze che bisogna tenere a mente sono quelle del periodo e della posizione. Il ginepro sabina infatti andrebbe trapiantato in primavera e posizionato in una zona di semi ombra, dove il sole può arrivare ma solo in alcuni momenti della giornata.
Attenzione anche alla scelta del vaso e del terriccio in cui inserirla: il ginepro ha bisogno di molto spazio per le sue radici e un terreno molto drenante così da evitare i ristagni d’acqua.
Curiosità sul “cipresso dei maghi”
Questa tipologia di pianta è presente da sempre sul territorio italiano, largamente diffusa nelle zone alpine e quelle dell’appenino centrale. Il nome “sabina” deriva infatti dalla posizione geografica in cui è ampiamente diffusa, e cioè quella zona dell’Italia centrale che un tempo era abitata appunto dal popolo sabino.
Anche gli antichi romani conoscevano molto bene questo arbusto, tanto da essere utilizzato in diverse occasioni. Il ginepro sabina veniva chiamato “cipresso dei maghi” in quanto era credenza popolare che aiutasse a tenere lontano gli spiriti e per questo impiegato al posto dell’incenso durante i riti funebri e come amuleto contro ogni tipo di sortilegio.
Purtroppo al tempo la gravità della sua tossicità forse non era molto conosciuta, tanto che le sua bacche venivano impiegate per tentare di indurre il parto nelle gestanti. Il risultato spesso era però proprio l’opposto, arrivando a causare aborti e morte.