Come e perché dei gioielli possono essere definiti sostenibili? Sostanzialmente per 3 motivi: rispettano l’ambiente, non mettono in condizioni di pericolo i lavoratori impegnati nella filiera produttiva e non sfruttano le comunità dei territori che ospitano le risorse. Oro, argento, diamanti, pietre preziose sono tutti interessati dai processi di sostenibilità che sempre di più coinvolgono i consumatori finali, ma anche i designer e i brand. Tutti impegnati in prima linea per una gioielleria sempre più sostenibile. Scendiamo nello specifico e vediamo le certificazioni necessarie a definire un gioiello sostenibile e qualche caso virtuoso.
L’oro etico è estratto utilizzando tecniche non invasive, evitando metodi nocivi per il pianeta e per le comunità che vivono a ridosso dei giacimenti. Agenti chimici altamente inquinanti, come cianuro e mercurio, danneggiano pesantemente la salute dei minatori e degli operai, talvolta minorenni, che spesso lavorano in condizioni disumane. Inoltre nel processo di lavorazione non è escluso che tali sostanze finiscano nei fiumi e nei mari con conseguenze pericolose e letali. Anche l’oro è entrato a far parte del circuito Fairtrade dal 2011, al pari di altri comuni prodotti. Si tratta di oro di cui è possibile tracciare interamente la filiera, e possiamo essere certi che la sua produzione non ha sfruttato né inquinato, ma pagati adeguatamente per il loro lavoro. Il brand che ha introdotto l’Oro Fairtrade in Italia è MARAISMARA, qui trovate tutte le info sulle collezioni.
Conoscere la filiera di approvvigionamento e immissione sul mercato dei diamanti serve a poterli definire sostenibili. Le certificazioni vengono in soccorso per provare l’eticità di diamanti e pietre preziose. Come la certificazione CANADAMARK® che permette di conoscere il nome della miniera ed esattamente da dove è stata estratta la pietra. I Diamanti certificati CANADAMARK® sono estratti responsabilmente nei territori del nord ovest in Canada nel totale rispetto dell’uomo e delle comunità locali, utilizzando le tecniche ambientali più evolute al mondo, secondo la legislazione Canadese. Forse ricorderete il film “Blood Diamond” del 2006 con un Leonardo Di Caprio in odore di Oscar. La pellicola ruota intorno ai diamanti insanguinati, pietre preziose “sporche” perché utilizzate per finanziare il mercato delle armi e dei conflitti, dietro le quali si celano oscuri traffici.
Per un designer, una gioielleria o un laboratorio orafo produrre gioielli sostenibili significa dunque controllare la filiera delle materie prime acquistando solo quelle certificate ed essere certi che tutto il processo fino al cliente finale si svolga in maniera etica. Se si tratta di una piccola realtà, che magari lavora su ordinazione, cosa che aiuta a ridurre l’invenduto, il cosiddetto made-to-order, probabilmente creare gioielli sostenibili può essere più semplice. Come si comportano i grandi brand di lusso che invece operano su scala internazionale? Cosa stanno facendo? “Da oltre 25 anni Tiffany è impegnata a svolgere la sua attività in modo responsabile, sostenendo l’ambiente naturale, e con un impatto positivo sulle comunità in cui opera”, si legge sul sito di Tiffany & co. L’Azienda mondiale fonda i suoi principi di sostenibilità su tre pilastri: il Pianeta, il Prodotto, le Persone, e ogni anno redige un bilancio di Sostenibilità.
Non parliamo solo di gioielli creati ex novo, ma anche di splendidi monili che nascono dal riciclo e dal recupero di vari materiali. Il caso che forse desta maggiore attenzione, anche per il suo valore simbolico, è Eme&Eve. I gioielli Eme&Eve sono realizzati con l’ottone derivato dal riciclo di residui bellici cambogiani. Leggiamo sul loro sito: “Trasformando uno strumento di guerra in gioielli unici, supportiamo la bonifica dei territori cambogiani e diamo lavoro alle popolazioni locali, facendo rivivere l’antica tradizione artigiana, garantendo loro un futuro e permettendo ai bambini di riprendersi la terra, i campi ed i prati in cui giocare”. Gioielli sostenibili per brillare in modo etico!
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