L’8 giugno è la Giornata Mondiale degli Oceani, un evento molto importante per riflettere sul ruolo svolto dalle aree marine protette. Da questo punto di vista, secondo una ricerca commissionata dal WWF all’Università di Amsterdam, i target internazionali lasciano a desiderare, perché soltanto il 4% degli oceani del pianeta appare tutelato. A mancare sono gli investimenti, che potrebbero costituire anche un buon tornaconto a livello economico.
L’inquinamento dei nostri oceani è un argomento di cui si parla spesso e che sempre più riempie le pagine dei giornali e la sensibilizzazione su questo enorme problema è ormai diffusa e sempre più persone adottano comportamenti che riducono l’impatto sull’ambiente.
L’8 giugno è il World Ocean Day ossia la Giornata Mondiale degli Oceani, quest’anno avrà come obiettivo quello di chiedere ai leader mondiali di proteggere il 30% del nostro pianeta blu entro il 2030: questa azione globale è stata chiamata 30×30.
Salvaguardando almeno il 30% dei nostri oceani, attraverso una rete di aree protette, possiamo contribuire a garantire un habitat migliore per la vita marina.
Per sensibilizzare e promuovere l’iniziativa di 30×30 sono stati realizzati alcuni poster pubblicitari che hanno come soggetti le creature più iconiche e più a rischio degli oceani: la tartaruga marina, lo squalo, la foca, i pinguini, la balena, lo squalo martello, i delfini, le mante e i coralli.
L’organismo organizzatore della Giornata Mondiale degli Oceani ha anche un altro importante obiettivo: incrementare il numero degli eventi e dei paesi coinvolti nella salvaguardia marina; il desiderio infatti è di passare da circa 2000 eventi in 140 paesi a oltre 3000 eventi coinvolgendo 150 nazioni nel mondo.
L’impegno per salvare i nostri oceani coinvolge anche sempre più aziende, che adottano comportamenti e procedure ecocompatibili, e sempre più governi approvano leggi per mettere al bando i sacchetti di plastica, sostituendoli con sacchetti di carta o di altri materiali biodegradabili, e per sostituire le cannucce di plastica usa e getta con cannucce di cartone o in metallo che può essere riutilizzato più volte.
Ma i sacchetti, le cannucce e le bottiglie di plastica non sono gli unici prodotti inquinanti che si trovano nei nostri oceani, l’ONU stima infatti che il 10% dei rifiuti che si trovano negli oceani siano rappresentati da materiali da pesca abbandonati e la quasi totalità di questi materiali sono reti da pesca.
Le reti da pesca abbandonate in mare ogni anno costituiscono un grande problema perché, essendo fabbricate in nylon, potrebbero impiegare secoli per decomporsi.
Legato alle reti da pesca c’è inoltre la piaga della pesca fantasma ossia le vecchie reti da pesca, perse o gettare in mare, galleggiano come fantasmi nel mare per poi adagiarsi sul fondo marino distruggendo le barriere coralline o intrappolando pesci, mammiferi marini e uccelli sia sulla superficie dell’acqua sia in profondità.
Per cercare di limitare i danni provocati ai nostri oceani alcune aziende hanno iniziato a recuperare le reti da pesca per riciclarle e creare filati in nylon che vengono utilizzati per creare e realizzare tappeti e moquette di design.
La quantità di rifiuti che vengono abbandonati negli oceani è spaventosa, stiamo parlando di 640 mila tonnellate di attrezzi da pesca ogni anno.
Net-Works è la maggiore realtà che ha sviluppato un programma che si concentra sul riciclaggio di reti da pesca per trasformarle in filati di nylon favorendo al contempo la crescita di comunità locali.
Net-Works infatti coinvolge i pescatori locali che si impegnano a raccogliere le reti da pesca buttate in mare per poi venderle a Net-Works; le reti vengono successivamente inviate ad un impianto che trasforma le reti in filo di nylon, che viene venduto a Interface, uno dei principali produttori mondiali di moquette.
Questo sistema virtuoso ha già generato un impatto positivo sull’ambiente: i residenti e i pescatori locali hanno raccolto e riciclato più di 195 tonnellate di reti da pesca scartate, che sufficienti per avvolgere il nostro pianeta tre volte.
Realizzare tappeti con il nylon riciclato non è solo un business ecosostenibile che aiuta la conservazione della vita marina ma aiuta anche le comunità locali fornendogli una fonte di ricavo aggiuntivo; inoltre, non solo rimuove le reti da pesca già buttate nell’oceano, ma impedisce anche che vengano gettate in mare altre reti.
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