La giornata mondiale della foresta pluviale è un’occasione per ricordare il fondamentale ruolo che essa svolge nell’equilibrio dell’ecosistema terrestre. Ogni anno se ne perde un’area grande come sette campi da calcio.
Il WWF ha emesso diversi comunicati stampa nel giorno dedicato alla salvaguardia della foresta pluviale. Dal 2017 questa ricorrenza è celebrata il 22 giugno. Lo sforzo necessario per salvare una parte del polmone del mondo, deve essere implementato specialmente nelle aree in cui la sottrazione della foresta pluviale porta all’incremento di attività produttive e dunque di profitti individuali.
Queste sono tra le minacce peggiori contro l’ecosistema naturale. Da ciò ne consegue che una giornata, ma forse tutte, di azione, educazione e sensibilizzazione rispetto alla preziosità di questo bene sia necessaria. Tra le zone più minate al mondo, e dunque maggiore oggetto di tutela, ci sono quelle amazzoniche, letteralmente compromesse dalla precedente gestione governativa del presidente del Brasile Bolsonaro.
Giornata mondiale della foresta pluviale, quale ricchezza stiamo perdendo
Chi ha avuto il privilegio di visitare la mostra, dal titolo Amazzonia, di Salgado, fotografo portoghese di fama mondiale, senza dubbio non ha potuto non notare la forte carica politica e antigovernativa delle installazioni. A delle foto davvero meravigliose, che ritraevano tutta la bellezza della foresta pluviale, tra alberi, fiumi, pioggia, nuvole, venivano accostate delle isole all’interno delle quali era possibile visionare alcuni video con interviste di popolazioni indigene, la cui sopravvivenza stessa è minacciata dalla perdita del loro mondo: la foresta amazzonica.
Dal governo di Bolsonaro, la deforestazione in Amazzonia era cresciuta del 34%. Solo nel 2022 ha subito un incremento del 75%. Come racconta il WWF stesso, durante i primi sei mesi dello scorso anno quasi 4mila km quadrati di foresta amazzonica sono stati distrutti completamente, e persi per sempre. Un’estensione paragonabile a tre volte quella della città di Roma. Fortunatamente la gestione governativa di Lula, il cui governo è entrato in carica dal primo gennaio 2023, ha già messo in pratica delle operazioni di riforestazione dell’Amazzonia. Che di certo non possono completamente compensare la perdita, ma dare un piccolo aiuto alle specie autoctone nella ricerca di un habitat che altrimenti andrebbe perduto definitivamente.
Gli incendi dolosi e la responsabilità degli allevamenti
A quanto pare il vasto territorio brasiliano, la foresta pluviale e la sua tutela, vengono considerati dagli imprenditori senza scrupoli un ostacolo al proprio profitto. In conseguenza ai cambiamenti climatici, ed alla deforestazione incalzante, sono aumentati gli incendi, che vanno a incrementare la perdita di suolo. Non tutti però sono di origine spontanea. Una delle attività illegali più praticata in Sudamerica, in particolare in Brasile, è l’incendio doloso della foresta amazzonica, per poi trasformare il suolo ormai privo di vegetazione in allevamenti e pascoli, da destinare al macello ed all’esportazione negli Stati membri europei, grazie ad accordi commerciali internazionali. Questo tipo di pratica oltre ad essere illegale è anche criminosa.