Giornata mondiale dell’elefante: tutte le curiosità connesse al più grande mammifero terrestre, che ad oggi si trova sull’orlo dell’estinzione. La colpa, come apprenderete, è solo ed esclusivamente la nostra
È il più grande mammifero attualmente vivente sulla Terra – con un peso che, in rapporto ad un elefante maschio adulto, può persino arrivare a sfiorare le 6 tonnellate – ed è sull’orlo dell’estinzione. Proprio oggi, sabato 12 agosto, si celebra la Giornata mondiale dell’elefante: una ricorrenza che dovrebbe rammentarci quanto la preservazione di questa specie animale sia un obiettivo da perseguire con impegno e celerità, onde evitare di ritrovarci a fare i conti con la scomparsa totale dei pachidermi.
Nonostante si stia facendo molto per impedire la decimazione degli esemplari, i dati raccolti in materia rivelano quanto gli sforzi finora condotti non stiano dando i frutti sperati. Sarebbero pochissimi, in sostanza, gli anni che ci separano dall’estinzione definitiva di questi giganteschi mammiferi della savana, tra i più affascinanti che si possa sperare di ammirare.
È dunque bene fare un resoconto approfondito di quelle che sono le responsabilità umane in relazione alla scomparsa degli elefanti (perché sì, gran parte della colpa è proprio nostra). In aggiunta, in questo articolo vi forniremo alcune chicche affascinanti in merito al comportamento di taluni esemplari, le cui azioni, in molte circostanze, possono assumere connotati a dir poco stravaganti.
Giornata mondiale dell’elefante: tutto sul più grande mammifero terrestre, attualmente in via d’estinzione
Tre le specie di elefanti che è ancora possibile (anche se per poco) osservare in natura: l’elefante africano di savana, quello africano di foresta, infine quello asiatico (le cui dimensioni sono leggermente inferiori rispetto a quelle del parente diffuso in Africa). In occasione della Giornata mondiale dell’elefante – che cade proprio quest’oggi, sabato 12 agosto – è opportuno ricordare i motivi per cui questa affascinante specie, nel giro di pochi anni, potrebbe andare incontro all’estinzione.
Le ragioni che potrebbero condurre alla scomparsa degli elefanti sono essenzialmente due, ed entrambe hanno a che vedere con il fattore antropico. Da un lato la pratica diffusissima del bracconaggio, che starebbe facendo sentire i suoi effetti negativi soprattutto in Camerun, dove sono stati uccisi circa 300 esemplari solo nell’ultimo periodo. Dall’altro, la progressiva scomparsa del loro habitat – data dalla conversione di aree in cui questi pachidermi proliferano in insediamenti abitativi e terreni agricoli – sta determinando una significativa contrazione degli esemplari esistenti.
Nella giornata mondiale in cui si celebra il mammifero più grande della Terra è doveroso ricordare quanto sia fondamentale contrastare qualsiasi forma di caccia e bracconaggio nei confronti di questa specie animale. In aggiunta, è fondamentale la messa a punto di un piano per restituire agli elefanti un habitat in cui questi possano vivere senza essere costantemente esposti ai pericoli (e soprattutto, interrompere qualunque tipo di pratica che preveda la sottrazione di risorse e territori ai pachidermi).
Immensi per dimensioni e stazza, caratteristici per la loro lunga proboscide e le gigantesche orecchie, nonché per gli occhi dolcissimi che sprigionano una tenerezza infinita, gli elefanti sono tra le specie che necessitano di essere monitorate ed attenzionate con occhio vigile (pena la possibilità di ritrovarci ben presto di fronte alla scomparsa dell’ultimo esemplare sulla Terra).
Perché gli elefanti si afferrano la coda da soli? L’enorme solitudine sperimentata da questi animali
Numerosissimi sono i comportamenti degli elefanti su cui esperti ed appassionati tendono a porre l’attenzione, e proprio in virtù dei quesiti che tali abitudini non mancano di far insorgere negli osservatori. Ad esempio, vi è mai capitato di chiedervi come mai gli elefanti, spesso e volentieri, tendono ad afferrarsi la coda da soli? Un gesto estremamente insolito, a tratti inspiegabile, che avrete sicuramente notato nel caso in cui vi siate imbattuti in un esemplare destinato a vivere in solitudine.
Questi pachidermi, in realtà, sono animali particolarmente socievoli ed abituati a vivere in comitiva. In natura, quando si ritrovano a spostarsi in branco, è comune osservare un esemplare aggrapparsi alla coda di quello che gli cammina davanti, come in una sorta di “abbraccio” che fa sentire tali pachidermi al sicuro.
Il fatto che alcuni esemplari di questa specie tendano a replicare il comportamento quando sono da soli, aggrappandosi con la proboscide alla loro stessa coda, è indice dello smarrimento sperimentato dall’animale. Attraverso quel gesto, l’elefante sta semplicemente cercando di convincersi di avere qualcuno al proprio fianco che gli tenga compagnia.