Una nuova immagine arriva direttamente dalla sonda Juno che ha l’obiettivo di studiare i campi magnetici di Giove: una foto che immortala il bagliore provocato da un fulmine.
La Nasa (National Aeronautics and Space Administration), regala nuove immagini spettacolari immortalate nello spazio. L’immagine arriva direttamente dalla sonda Juno, lanciata dall’agenzia governativa spaziale statunitense alcuni anni fa.
Ma cosa hanno ripreso di così straordinario gli obiettivi della sonda? Un bagliore di colore verde, probabilmente provocato da un fulmine, durante una tempesta vorticosa nei pressi del polo nord di Giove, il pianeta più grande del sistema solare.
Nell’agosto del 2011 la Nasa decise di lanciare nello spazio la sonda Juno per una missione, ancora in corso, che ha l’obiettivo di studiare il campo magnetico di Giove. Sulla sonda è installata una camera, la JunoCam che immortala, dunque, da anni quanto accade nell’orbita del pianeta più grande del sistema solare. Giove, difatti, ha un raggio di quasi 70mila chilometri, il che vuol dire che potrebbe contenere al suo interno la Terra ben 1.300 volte.
Proprio qualche giorno fa è stata pubblicata un’immagine ripresa dalla JunoCam che è riuscita ad immortalare il bagliore verde causato da un fulmine verificatosi nei pressi del polo nord del gigante gassoso nel corso di una tempesta vorticosa. Nel dettaglio, come spiega anche l’Agenzia Spaziale Italiana che ha contribuisce alla missione, l’immagine è stata scattata, da un’altezza di circa 32mila chilometri, durante il 31° sorvolo di Giove da parte della sonda e poi processata e rielaborata da alcuni volontari che hanno deciso di prendere parte al progetto citizen science. A rielaborare nello specifico quella del bagliore Kevin M. Gill.
Come ha precisato l’Asi, la sonda Juno continuerà la propria missione nell’orbita del quinto pianeta del sistema solare, più precisamente si troverà a sorvolare la parte del suo versante notturno. In questo modo, potrebbero essere scattate nuove immagini durante fenomeni temporaleschi proprio come quella poi elaborata da Kevin M. Gill.
Questi fenomeni sul pianeta gassoso sono molto frequenti all’altezza delle regioni polari contrariamente a quanto accade sulla Terra, dove avvengono nei pressi dell’equatore.
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