La tragica notizia della morte di Bambotto, il cervo amato e rispettato dalla comunità di Pecol, in Veneto: ora si chiede giustizia.
Non è la prima volta che accade: soprattutto in piccole comunità montane, trovarsi di fronte a un cervo o un altro animale selvatico, avvezzo a frequentare il centro del paese, sembra abbastanza comune e anche nel caso di Bambotto non si è fatta eccezione. Questo animale a Pecol, in provincia di Belluno, era una sorta di mascotte e tutti gli volevano bene.
Ma poiché la crudeltà dell’uomo, capace di macchiarsi di crimini orrendi, non risparmia nessuno, nei giorni scorsi una mano assassina ha ucciso il povero cervo. animale dai grandi palchi. Bambotto era conosciuto per le sue passeggiate tranquille per le strade del paese, dove gli abitanti lo accarezzavano e lo riempivano di coccole.
In diversi video, pubblicati sui social network, si può vedere l’animale che si aggira per le strade del paese, qualcuno è un po’ intimorito dalla sua presenza, altri sottolineano come il cervo mostri davvero una grande curiosità. Di certo, la sua presenza e in precedenza quella della sua mamma, che gli aveva insegnato a stare tra gli umani, avevano creato gioia e calore in paese. Questo appunto fino a qualche giorno fa, prima che si verificasse il fattaccio.
Sotto accusa per la morte del cervo, denunciata da una donna del luogo che si era legata molto all’animale, è finito un cacciatore di 23 anni. Il giovane ha sparato il povero animale, commettendo il più atroce e ingiustificabile dei gesti. La morte di Bambotto richiama oggi all’attenzione la necessità del rispetto per la natura selvaggia, messa in pericolo dall’uomo.
Bambotto viveva da circa 7 anni tra le case del paese e sicuramente il gesto del giovane cacciatore è deplorevole, così come in generale – nel 2023 – considerare quello della caccia un hobby come un altro è sicuramente sbagliato. Al contempo, in ogni caso, riteniamo davvero ingiustificata l’aggressione social, con tanto di insulti, nei confronti del 23enne che ha ucciso il cervo.
Non solo: ci sono sicuramente responsabilità della comunità locale nel proteggere la fauna selvatica e in ogni caso la morte di Bambotto rappresenta una sconfitta per tutti. La rabbia sicuramente è giustissima, ma al contempo forse il cervo andava protetto in qualche modo e non lasciato girovagare per il centro abitato, come se tutto questo rientrasse nella quotidianità.
Inoltre, la morte del cervo ha aperto un’altra discussione, proprio per il trattamento che questo aveva ricevuto nel corso degli anni. Si sottolinea infatti come questi animali siano dei ruminanti e per tale ragione foraggiare un animale selvatico è controproducente per la sua salute. A quanto pare, invece, molti residenti, dalle loro finestre, davano al cervo da mangiare cioccolata e altro.
La vicenda sembra destinata a non chiudersi in tempi stretti, ovviamente: in queste ore, una petizione online intitolata “Giustizia per Bambotto” è stata indirizzata al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. L’appello, che nasce da un’associazione parmense, ha raccolto migliaia di firme in queste ore e chiede tra l’altro che la legge sulla caccia venga modificata con norme più strette e severe per chi si rende protagonista di certe azioni.
Non solo: la Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha presentato un esposto in procura e sono molte le organizzazioni a tutela degli animali che in un processo per la morte del cervo sono pronte a costituirsi parte civile. Quello che è avvenuto al povero Bambotto, dunque, ha sicuramente scosso tutti e anche in queste ore il desiderio di giustizia è davvero forte.
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