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La più grande discarica di smartphone: dove si trova

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La più grande discarica di smartphone all’aperto: una minaccia gravissima per l’ambiente e per l’uomo. Dove si trova.

Discarica rifiuti elettronici
Discarica a cielo aperto (Foto da Canva) – Ecoo.it

Ogni giorno, in Ghana, tonnellate di rifiuti elettronici vengono bruciati all’aperto, senza protezioni, per ricavare parti metalliche da vendere a pochissimi centesimi al kg. Si chiama Agbogbloshie ed è la più grande discarica abusiva di rifiuti elettronici esistente al mondo.

Ma facciamo un passo indietro e analizziamo la situazione globale dei rifiuti elettronici prodotti ogni anno. Stando a dati recenti, ogni anno ne vengono prodotti 53 milioni di tonnellate e, di questi rifiuti, circa l’83% non può essere riciclato, causando un inquinamento senza eguali e una minaccia gravissima per l’intero ecosistema.

Agbogbloshie: la più grande discarica abusiva di rifiuti elettronici al mondo

Agbogbloshie, in Ghana, è la più grande discarica a cielo aperto di rifiuti elettronici che non sono stati riciclati correttamente. Stiamo parlando di vecchi smartphone gettati nel cassonetto, pc, tablet, tastiere e tutto ciò che riguarda il mondo dell’elettronica.

La discarica è situata in un sobborgo della capitale del Ghana, Accra, dove tra miseria e povertà regna la malavita, tanto da guadagnarsi il nome di “Sodoma e Gomorra”. Qui gli abitanti riversano in uno stato di povertà considerevole, sopravvivono col il commercio agricolo e vivono nelle zone più periferiche della città, in condizioni igienico-sanitarie pressoché nulle.

Rifiuti (Foto da Canva) – Ecoo.it

Dagli anni 2000, al commercio agricolo se n’è affiancato un altro: quello del recupero dei rifiuti elettronici. Qui, infatti, è presente la discarica abusiva più grande al mondo di rifiuti elettronici che occupa un’estensione di 31 ettari. Ad oggi, in questa discarica, si riversano tra le 13 e le 17 mila tonnellate di materiali di scarto del mondo dell’elettronica.

Ma come è possibile che questi rifiuti vengano riversati in Ghana?

Smartphone rotto (Foto da Canva) – Ecoo.it

I paesi del primo mondo, come l’Italia, sono tra i maggiori produttori di rifiuti elettronici, tuttavia secondo una legge sancita dalla Convenzione di Basilea, firmata nel 1989, non è possibile scaricare questi rifiuti in paesi del terzo mondo per evitare situazioni disastrose come appunto le discariche a cielo aperto.

Questa legge, con il tempo, è stata aggirata e si è trovato il modo di vendere questi rifiuti a degli intermediari come Tunisia, Nigeria e Sudafrica che a loro volta vendono il materiale in Ghana. Ma perché proprio in questo paese? Il motivo è piuttosto semplice: lo smaltimento costa meno e vengono aggirate le norme ambientali che in altri paesi sarebbero obbligatorie. Il Ghana importa infatti ogni mese 500 container di rifiuti elettronici tra smartphone, computer, elettrodomestici.

La prima cosa che viene fatta è il recupero di tutti quei materiali che sono ancora in buono stato, per poterli rivendere con un maggiore guadagno. Tutti gli altri vengono invece spediti nella discarica di Agbogbloshie.

Le fasi di smaltimento dei rifiuti elettronici in Ghana

In un primo momento, i rifiuti vengono smantellati in una zona della discarica per ricavare i materiali più facili da estrarre come: alluminio, rame e ferro da poter poi rivendere. Le “carcasse” dei dispositivi vengono poi bruciate, vicino al corso di un fiume, per poter fondere la plastica e ricavare gli ulteriori residui metallici presenti al loro interno.

Ovviamente gli incendi causano la il rilascio di migliaia di diossine e altre sostanze tossiche nell’ambiente. L’ultima fase prevede il trattamento chimico delle “carcasse” di rifiuti per poter estrarre ciò che rimane di metallico, per poi abbandonare il resto nella discarica.

Ciò che si è venuto a creare però è una vera e propria città nella città. Non si tratta più di una zona limitrofa adibita a discarica, ma di una realtà che ha inglobato la vita dei cittadini. Infatti tra i rifiuti si possono trovare negozi, moschee, mercati.

Le condizioni dei lavoratori

Naturalmente, le condizioni degli operai sono pessime e non ci sono norme che li tutelino. Anche i bambini delle slum vengono coinvolti nei processi di raccolta dei materiali metallici con conseguente sfruttamento minorile. Spesso, gli operai si tagliano, si bruciano e inalano fumi a dir poco tossici che col tempo gli causano disturbi respiratori, tumori e altre patologie mortali.

Ma qual è il salario di questi lavoratori? Il più “ricco” guadagna in media 13 dollari al giorno, chi brucia i rifiuti dai 5 ai 10 dollari al giorno e chi li raccoglie tra gli 1 e i 7 dollari. Anche per l’ambiente la situazione è disastrosa: il terreno assume infatti circa 4 volte in più del necessario, quantità mastodontiche di piombo e ferro bruciati che rilasciano sostanze cancerogene nell’aria e nell’ambiente.

Sophie Melfi

Laureata in lettere moderne, è nata e cresciuta tra il vento sapido del mare e i fiumi marchigiani. Appassionata di trekking e dei luoghi più incontaminati, tutti da scoprire. Sostiene progetti ecosostenibili locali con curiosità e ottimismo verso una nuova prospettiva planet-friendly.

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