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Novità sul fronte Green Hill. L’azienda Marshall ha rinunciato al ricorso in Corte di Cassazione contro il sequestro dei 2.500 beagle. La Lav, Lega antivivisezione, esulta visto che adesso ha avanzato la richiesta di un processo volto a punire i responsabili e a chiudere in maniera definitiva l’allevamento degli animali destinati alla sperimentazione. Per il momento i cani sono stati affidati a delle famiglie, che li hanno in custodia giudiziaria. Secondo gli esponenti della nota associazione animalista, la vicenda dimostrerebbe l’ottimo risultato nella difesa degli animali messa in atto in questi mesi di proteste.
La ditta è arrivata alla conclusione di non avere alcuna possibilità di riuscita? Non possiamo saperlo con certezza. La società aveva deciso di ricorrere in Cassazione e l’udienza era già stata fissata per oggi, giovedì 21 febbraio, a Roma. Si tratterà a questo punto soltanto di una formalità. La decisione di rinuncia è stata presa anche in seguito all’organizzazione di una fiaccolata di protesta, che ha contato 2.000 partecipanti. Fra questi anche i proprietari dei cagnolini in affido. I nostri amici a quattro zampe sono riusciti così a salvarsi ad una sorte crudele. L’Ente Nazionale Protezione Animali ha parlato di una liberazione decisiva, che permetterà loro d’avere l’affetto di una casa. In ogni caso, si augura che venga mantenuta viva l’attenzione sulla situazione, in modo che non si verifichino più altri casi di questo genere. Anche se è stata vinta questa battaglia, comunque la lotta deve continuare per tutelare tanti altri cuccioli.
Tiziano Ferro per il futuro dei beagle
Sono sempre più numerosi i personaggi del mondo dello spettacolo che decidono di sostenere i diritti degli animali. È Mai più Green Hill, il titolo dell’ultimo video con cui Tiziano Ferro ha deciso di sostenere la Lav, nota associazione animalista, nella campagna per i cani di Green Hill, i quali sono stati affidati negli ultimi tempi. L’obiettivo del video messaggio è quello di favorire una ricerca che non coinvolga più gli animali, esseri indifesi e sfruttati per i test chimici. Dopo la pubblicazione del sito istituzionale della Lav, il video è stato subito condiviso su tutti i social network.
Nel video il cantante lancia un appello di speranza, portando come esempio lo svuotamento delle gabbie di Green Hill e ricordando, appunto, che il peggio non è ancora passato, altri animali rischiano di finire a Green Hill o situazioni simili se non venga approvata una legge che lo vieti.
“È difficile pensare che nel 2012 debba ancora parlarsi di sperimentazione animale; Merlino sull’orecchio ha un tatuaggio enorme col numero che lo catalogava per la lista verso la vivisezione. È inaccettabile. La crescente sensibilità dei cittadini per i diritti degli animali, e le tecnologie avanzate, ci spingono a credere che si possa lottare per una ricerca `cruelty free´. Sosteniamo la Lav nella sua battaglia: posti come Green Hill devono chiudere!” è il messaggio lanciato dal cantante Tiziano Ferro, nella sua campagna per il futuro dei beagle, a sostegno della lotta contro la vivisezione.
Cani abbandonati dopo la corsa alle adozioni
Avevano fatto scalpore e intenerito migliaia di persone da tutta Italia e non solo, tanto che le richieste di adozione per i beagle di Green Hill avevano superato di gran lunga la disponibilità di cuccioli, ragion per cui la distribuzione era stata piuttosto difficile. Tuttavia la complicata vita dei cani non sembra essere giunta al termine. Alcuni, infatti, i meno fortunati, sono stati abbandonati dai loro proprietari, quelli che avevano promesso di prendersi cura di loro. Nei giorni scorsi circolava la notizia, purtroppo confermata, dell’avvistamento di un cucciolo abbandonato nei pressi di Montichiari, dove si trovava il canile lager. Altri proprietari avrebbero ricorso a scuse piuttosto banali per liberarsi di quelli che non sembra essere proprio un giocattolo da coccolare bensì un essere vivente di cui prendersi cura. Abbandonato perché mordicchia le gambe del tavolo, perché insopportabile, perché non può entrare in ospedale. I casi sono ancora pochi, tuttavia si teme che i casi di abbandono dei cuccioli di Green Hill possano aumentare ben presto.
Foto di Cheryl
Completato l’affido dei cani
Sembrerebbe essere giunto al termine il processo di affidamento dei cani del canile di Green Hill di Montichiari, dove migliaia di cani di beagle ogni anno venivano allevati per essere destinati ai laboratori di vivisezione. Stando a quanto si apprende tutti i cani sarebbero stati affidati alle nuove famiglie che da tempo avevano fatto richiesta di poter adottare almeno un cane e offrirgli una nuova vita. in totale 2115 cani sono stati affidati e hanno già iniziato la loro nuova vita mentre gli ultimi 59, tutte cagne con cuccioli o gravide, non possono essere separate dai loro cuccioli, sia per motivi di sicurezza e sia per motivi di salute, stando a quanto stabilito dal Corpo Forestale di Stato. La buona notizia è che tutti i cuccioli e i cani adulti ben presto avranno una nuova casa. Dunque gli ultimi cani a lasciare il canile lager saranno in tutto 60 beagle adulti e circa 240 dei nuovi nati che sono già arrivati e quelli che arriveranno in questi giorni.
Una nuova vita per i cani del canile lager
Inizia la nuova vita dei beagle del canile lager di Green Hill. Trasmesso in video l’arrivo a Roma dei primi sei cuccioli di beagle liberati a Montichiari tra le braccia dei loro nuovi familiari. non appena arrivati a Roma, i cuccioli sono stati affidati alle loro nuove sei famiglie. I cuccioli sono arrivati venerdì sera alla stazione di Roma Tiburtina, intorno alle 19, 2 adulti e 4 cuccioli, in viaggio da Milano con Monica Cirinnà, deputata e responsabile delle politiche animali del Pd Lazio. La stessa deputata, dopo tante battaglie, non poteva non prenderne uno con se.
I cani sono stati trasportati a bordo delle carrozze dell’alta velocità Italo, i cui amministratori hanno offerto la disponibilità di fare il trasferimento dei cani. I cani adulti, un maschio e una femmina, di circa 3 anni e i cuccioli di alcuni mesi, sono una femmina e tre maschi, tutti avevano all’interno delle orecchie un codice tatuato, segno del loro destino di cavia da laboratorio. Ma questo è ormai per loro solo un brutto ricordo, all’inizio di una nuova vita.
Una battaglia da non dimenticare [VIDEO]
La vicenda di Green Hill ha fatto molto discutere. Adesso si è quasi arrivati a trovare una soluzione, ma è pur vero che si è trattato di una battaglia lunga, che ha portato a risultati concreti soltanto dopo alterne situazioni. Ciò che è certo è che non si poteva lasciare che quei poveri animali venissero inghiottiti dall’oblio e dall’indifferenza generale. Si resta inorriditi nel vedere le immagini che Striscia la Notizia ha proposto in un suo servizio sull’argomento.
Le immagini sono state girate all’interno dell’allevamento dei beagle destinati alla vivisezione. Quei poveri cagnolini privati della loro libertà, privati di ogni diritto e destinati alla morte in maniera così crudele.
La sensibilità umana non può ignorare questi fatti, pensando che proprio nel nostro Paese, il quale tanto si dice civile, possa esistere una situazione del genere.
La brutalità dell’uomo non ha limite. E pensare che in molti hanno cercato di negare la verità, di dire che non si trattasse affatto di veri e propri maltrattamenti nei confronti di animali indifesi.
Green Hill appare come lo specchio in cui si riflette il comportamento di alcuni uomini che hanno perso di vista i principi fondamentali a cui si dovrebbe ispirare l’agire umano, prima di ogni altra cosa il rispetto anche nei confronti delle altre forme di vita.
Quella di Green Hill può essere considerata a tutti gli effetti la vicenda simbolo di un atteggiamento umano che ha perso di vista il principio della libertà, diritto inviolabile di ogni essere vivente. Anche adesso non può scendere il sipario su Green Hill, perché, anche se si è arrivati quasi alla fine, non dobbiamo dimenticare.
La Forestale sequestra l’azienda e i beagle
Continua la vicenda relativa a Green Hill, l’azienda accusata di maltrattamenti sugli animali. Le ultime notizie ci parlano in particolare del sequestro avvenuto da parte del Corpo Forestale dello Stato relativamente alla struttura e ai beagle all’interno dell’azienda. La Forestale ha deciso di procedere al sequestro di Green Hill subito dopo la procedura di ispezione che è stata effettuata all’interno dell’azienda che si trova a Montichiari, località in provincia di Brescia.
L’operazione di ispezione e di sequestro della struttura e dei beagle, che arriva al termine di una dura e lunghissima lotta contro il maltrattamento degli animali, è stata effettuata dai forestali dei comandi provinciali di Brescia e di Bergamo.
E’ intervenuto anche il Nucleo Investigativo per i Reati in danno agli Animali (NIRDA) e dei funzionari della Questura di Brescia. Sono diversi in realtà i reati contestati all’azienda di Green Hill.
Nel corso dell’operazione di sequestro a Montichiari sono stati sequestrati tutti i locali della struttura, capannoni ed uffici, per una superficie totale di quasi 5 ettari.
Inoltre sono stati sequestrati cani beagle, cuccioli e adulti. Si tratta sicuramente di una buona notizia per coloro che da sempre si battono contro il maltrattamento degli animali e contro le vere e proprie pratiche di tortura che vengono effettuate ai danni dei nostri amici a quattro zampe.
Dopo gli scioperi e la liberazione dei beagle, adesso arriva anche questa notizia, che continua a far discutere sull’allevamento di Montichiari, dove i beagle venivano allevati per finire in seguito nei laboratori di vivisezione.
Freccia45 chiede il commissariamento dell’ASL
La richiesta viene dall’associazione per la protezione degli animali Freccia45 e porta con sé un messaggio forte e chiaro: commissariare l’ASL di Brescia e revocare l’autorizzazione di Green Hill. L’ASL, infatti, è responsabile del controllo sull’allevamento di beagle di Montichiari, il più famoso in Italia per le barbarie compiute: il provvedimento più serio preso dalla struttura contro Green Hill è stato il sanzionamento delle irregolarità che poi avrebbero dovuto portare alla chiusura. Procedure lente, mentre i cuccioli di cane lì dentro continuano ad essere maltrattati e a morire per questo.
Per essere chiari, le irregolarità sono molteplici e anche piuttosto gravi: dal decesso di 160 cani non testimoniato in alcun documento di cui 50 avvenuti in un unico mese fino all’acqua contaminata rinvenuta nel canile lager, per non citare l’utilizzo illegittimo di farmaci e la presenza di 450 animali senza registrazione. Ad attaccare a questo punto è Susanna Chiesa, leader di Freccia45, che solleva la questione sull’Asl a conoscenza di tutte le regolarità, e a sua detta negligente in alcune denuncie.
L’ASL sarebbe stata inoltre ispezionata persino dagli uomini del ministero della Salute, i quali hanno richiesto la revoca dell’autorizzazione a Green Hill, pratica ancora non messa in atto evidentemente dato che quella terribile struttura ancora continua ad esistere. Anche per questo si sono battute le tremila persone che, provenienti da tutta Italia, hanno presidiato Montichiari e manifestato contro il loro dissenso contro l’esistenza di Green Hill e il suo sviluppo, che porta fino a 2500 piccoli beagle all’interno del lager.
Green Hill, telefonata choc: “Sopprimiamo i cani”
Da Green Hill parte una telefonata choc.
Si tratta del discorso fatto da un operaio, che afferma “Sì, è meglio che li sopprimo adesso perché altrimenti vanno nell’anagrafe canina“. Le parole dell’operaio sono state registrate a sua insaputa. I cani probabilmente verrebbero soppressi perché non sono adatti per i laboratori. Gli attivisti animalisti infatti hanno spiegato che gli animali sarebbero troppo grandi o troppo piccoli e quindi non rispecchiano gli standard imposti dalle aziende farmaceutiche.
A cura di Gianluca Rini
Sono proprio gli attivisti a far notare che questa telefonata costituisce la prova che i cani vengono soppressi, anche se non ci sono reali motivi sanitari. In pratica si tratterebbe di cani “fantasma”, che vengono uccisi prima di essere registrati.
In questo modo sono formalmente inesistenti. Un attivista del coordinamento Fermare Green Hill ritiene che la fonte è attendibile. Sarebbe stato infatti un ex dipendente del canile a consegnare la registrazione.
L’azienda ha respinto qualsiasi accusa e ha detto che le indagini della Procura di Brescia hanno dimostrato che tutto è regolare. Tra l’altro gli attivisti di Fermare Green Hill sul loro sito hanno mostrato anche un altro documento, che riporta un elenco di animali, fra i quali sono compresi anche dei primati, da vendere ad aziende farmaceutiche e ad altri clienti di tutta Europa.
Questo elenco contiene anche delle specificazioni, che riportano anche la parola inglese “debark”, il cui significato è “impedire il latrato”, che viene tradotto con “tagliare le corde vocali”. Green Hill nega il tutto. Intanto gli attivisti hanno indetto una nuova manifestazione di protesta.
Test choc su una volontaria: come torturano gli animali
A cura di Gianluca Rini
Si tratta di una provocazione, per dimostrare quali sono gli effetti della sperimentazione dei cosmetici sugli animali. Un’attivista del movimento che si occupa di sostenere la lotta per la liberazione dei beagle rinchiusi nell’allevamento di Green Hill ha provato sulla pelle gli esperimenti, mettendosi in mostra in una vetrina di via del Gambero a Roma. Alcuni attivisti hanno fatto finta di essere degli scienziati sperimentatori. Alla volontaria dapprima è stato effettuato un test di irritazione dell’occhio.
Questo test è di solito utilizzato sui conigli, per vedere qual è il livello di irritazione che si riscontra quando l’occhio viene a contatto con una sostanza chimica. Poi si è passati ad un altro test, che di solito viene provato su cani e conigli.
Sulla pelle rasata degli animali viene applicata la sostanza irritante. Alla fine si è passato ad una somministrazione per via orale di una sostanza, che negli animali arriva al suo scopo quando risulta letale per il 50% del campione.
Gli attivisti hanno voluto fornire una performance di grande impatto emotivo, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle crudeltà a cui vengono sottoposti gli animali nell’ambito dei test per la sperimentazione.
Denise Cumella, country manager di Lush Italia, catena di negozi che presentano cosmetici 100% animal free e che ha partecipato all’organizzazione della dimostrazione, ha dichiarato: “La performance contro la vivisezione fa parte della nostra campagna ‘Lotta Dura ai Test sugli animali’, lanciata il 24 aprile scorso con l’obiettivo di fare pressione affinché l’Europa faccia entrare in vigore entro il 2013 il divieto relativo al commercio di prodotti cosmetici testati su animali“.
A Roma la sfida finale contro la vivisezione
A cura di G. Rini
Si protesta ancora contro Green Hill e contro la vivisezione. L’obiettivo della prossima manifestazione nazionale, che si svolgerà tra un mese a Roma, è quello di dire ancora una volta basta alle pratiche crudeli contro gli animali, che vengono considerate pratiche ormai superate e non efficaci. Per questo, ancora una volta, il Coordinamento antispecista del Lazio, in collaborazione con Occupy Green Hill, ha deciso di preparare una nuova manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma tra un mese, dopo le manifestazioni dello scorso mercoledì, che si sono svolte in quaranta diverse città italiane.
Le associazioni che hanno promosso la nuova mobilitazione hanno spiegato in una nota: “Quello che è accaduto il 28 aprile, con la liberazione di oltre 70 cani da Green Hill il sintomo che la chiusura di questo lager non è più demandabile e che occorre iniziare subito un percorso che porti presto l’Italia a considerare la vivisezione solo un brutto ricordo di un passato nero, e non il presente della ricerca“.
La manifestazione, secondo l’obiettivo delle associazioni, sarà un modo per dare un messaggio forte alle istituzioni. Quello del 16 maggio è stato un giorno importante, perché scadevano i termini per presentare gli emendamenti alla legge europea del 2011 alla XIV Commissione del Senato.
Il voto si svolgerà a giugno e proprio in questa occasione si dovrà decidere se le norme dovranno essere modificate o meno. Se non verranno effettuate modifiche, Green Hill potrebbe chiudere. Ma l’azienda non ci sta e ha già annunciato un ricorso all’Unione Europea in caso di approvazione della legge.
I veterinari: “Uccidere gli animali è necessario per la ricerca”
A cura di G. Rini
Dopo la vicenda di Green Hill e dopo la liberazione dei beagle, sono i veterinari italiani a ribellarsi. In particolare ad esprimere le proprie opinioni sono stati Marco Melosi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, e Massenzio Fornasier, presidente della Società Italiana Veterinari Animali da Laboratorio. I due hanno scritto al Presidente della Repubblica, puntando il dito contro “episodi e manifestazioni che hanno travalicato la legalità e la democrazia“, un riferimento naturale all’episodio della liberazione dei beagle di Green Hill.
I veterinari spiegano che per far proseguire la ricerca scientifica è necessario sacrificare gli animali. Tutto questo “per “salvaguardare” la possibilità di proseguire nella conoscenza delle malattie che ancora affliggono gli animali e i cittadini di questo Paese e nello sviluppo di nuove terapie nelle quali i pazienti e le loro famiglie ripongono la speranza per il loro futuro“.
Secondo i veterinari, sarebbe molto rischioso passare direttamente dai sistemi studiati in vitro all’essere umano, un passaggio che potrebbe determinare delle conseguenze per la salute dell’uomo, conseguenze che “nessuno è in grado di stimare, e per questo è inaccettabile“.
I presidenti delle associazioni spiegano in particolare che i medici, gli studiosi e i veterinari italiani non possono in questo modo andare avanti nella ricerca sulle “malattie che ancora affliggono gli animali e i cittadini di questo Paese e nello sviluppo di nuove terapie nelle quali i pazienti e le loro famiglie ripongono la speranza per il loro futuro“.
Se teniamo in considerazione queste affermazioni, non possiamo essere totalmente in disaccordo. Ma è lecito chiedersi se alla base di queste idee ci possano essere delle altre argomentazioni. Qualcuno infatti si chiede se questo non avviene perché molti medici sono alle prese con pratiche di business della vivisezione o con i nodi economici delle lobbies farmaceutiche. Il dibattito continua.
La protesta mondiale degli animalisti
A cura di G. Rini
La protesta contro Green Hill è diventata mondiale. Sono scesi in piazza manifestanti in oltre 70 città di tutto il mondo. L’obiettivo è stato quello di fermare la vivisezione e la sperimentazione sugli animali, dando sostegno agli animalisti italiani che lottano proprio contro Green Hill. Tutte le manifestazioni sono state organizzate attraverso un vero e proprio passaparola sui social network. Molti sono coloro che si sono indignati per l’arresto degli attivisti avvenuto lo scorso 28 aprile.
In Italia in particolare la protesta si è svolta a Milano. Più di 800 persone sono partite da Piazza Mercanti, dirigendosi verso Piazza Duomo, e hanno gridato un appello accorato per liberare i beagle di Green Hill e per far chiudere il canile.
In tutto il mondo si stima che siano più di 300 milioni gli animali destinati alla sperimentazione. 900.000 sarebbero soltanto in Italia e 12 milioni in Europa. Per questo in tutte le capitali europee e in tutto il mondo sono state organizzate delle manifestazioni davanti alle sedi delle ambasciate e dei consolati.
Le associazioni animaliste internazionali sono intervenute per dare il loro sostegno a quelle italiane, in particolare all’Oipa, alla Lav e ai comitati che si battono contro Green Hill. E’ stato il presidente internazionale Oipa, Massimo Pradella, a riferire che tutto il mondo osserva quello che sta accadendo a Montichiari.
Sulla questione c’è stato anche l’intervento dell’onorevole Michela Brambilla, che da Milano ha rivolto un appello ai senatori, i quali dovrebbero approvare una norma proprio contro le torture che subiscono gli animali destinati alla sperimentazione.
Finalmente liberi gli animalisti e i beagle
Sono finalmente liberi i 12 attivisti che si sono spesi per la causa per la protezione degli animali, in particolare per i cuccioli di cane di Green Hill. Sono stati 70 i piccoli di questa razza di cane che sono stati liberati e così risparmiati dalla vivisezione.
Decadute le aggravanti, le manifestanti hanno però il divieto di dimora nel comune di Montichiari, proprio dove ha sede il canile-lager, e questo purtroppo impedirà loro di essere presenti alla manifestazione di protesta organizzata per il prossimo 8 maggio.
L’iniziativa mira a far sollevare ulteriormente l’indignazione popolare sul trattamento a cui vengono sottoposti questi poveri cuccioli di cane, e la data non è stata scelta a caso: il giorno dopo infatti, il 9 maggio, si discuterà in Senato l’emendamento che -in caso positivo- dovrebbe decretare la chiusura del “rifugio” dove vengono così brutalmente trattati questi animali domestici. La speranza è che anche tramite le nuove tecnologie e i social network l’adesione alla manifestazione sia forte e accorata, dato che comunque le prime notizie su Green Hill sono circolate proprio tramite Facebook.
Scoppia la violenza contro Green Hill
Dodici arresti, un minorenne denunciato e quattro feriti: è questo il risultato del blitz animalista avvenuto nel terribile allevamento di animali, in particolare cani beagle, giunto alla conoscenza della gente per le condizioni disumane in cui gli animali sono obbligati a vivere.
Gli arrestati dovranno rispondere di una serie di accuse, dalla rapina al furto pluriaggravato, passando per l’invasione di terreni ed edifici e il loro danneggiamento. Se non si può approvare un comportamento che comunque viene definito illegale, se ne possono però comprendere le ragioni, dato che grazie a loro ora alcuni cuccioli sono liberi.
La situazione di questo canile lager per questi poveri cuccioli di cane era ormai arrivata oltre ogni sopportazione, dove una delle più belle razze di cane veniva trattato come merce o -peggio- spazzatura; ripetiamo, non si vogliono giustificare azioni vandaliche che vanno contro la legge, però è umanamente comprensibile una manifestazione forte di protesta per una situazione inqualificabile come quella.
Sono sempre state moltissime, comunque, le manifestazioni pacifiche che comuni cittadini hanno organizzato per non far calare l’attenzione su questo terribile allevamento, dove appunto i poveri animali domestici erano costretti a condizioni di vita estreme. Alcuni cuccioli ora, grazie all’intervento di alcuni attivisti, hanno finalmente visto luce e libertà.
Sul caso è intervenuta anche l’ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che si è recata nelle carceri per visitare gli animalisti contrari ai metodi cruenti di Green Hill. La Brambilla -di cui è nota la passione per gli animali- ha sottolineato appunto quanto sia alto il livello di esasperazione dei cittadini per lo stato di questo canile, ricordando però l’importanza di manifestazioni pacifiche per sottolineare appunto dissenso e sdegno. La violenza, infatti, chiama solo altra violenza, e gli animali costretti a tortura hanno invece bisogno di un sostegno sano per riuscire a uscire da rifugi-lager come quello di Green Hill.
Sono sempre più, purtroppo, le violenze a cui sono sottoposti i cani: anche la Heineken è finita nella bufera per i cani da combattimento, senza contare le manifestazioni di protesta per la strage di cani che l’Ucraina sta facendo in preparazione degli Europei 2012. Una maggiore consapevolezza pubblica potrebbe aiutare a evitare certe stragi, o a mettere in imbarazzo le istituzioni che le consentono.
La manifestazione del 28 aprile
Gli attivisti hanno preparato una nuova mobilitazione, una manifestazione di protesta ancora contro Green Hill, l’allevamento di cani per la vivisezione. Le due principali associazioni che si occupano delle manifestazioni di protesta, “Fermare Green Hill” e “Occupy Green Hill“, hanno deciso di condurre un’altra manifestazione a Montichiari, con un vero e proprio corteo a partire dal Palageorge fino all’allevamento incriminato all’interno del quale ogni anno vengono rinchiusi e allevati 2.500 beagle destinati alle procedure di vivisezione.
I manifestanti sono comunque ottimisti, dal momento che presto una legge vieterà alla società di allevare cani per venderli successivamente ai laboratori. Gli animalisti però continuano a protestare, dal momento che all’interno dell’allevamento di Montichiari sono presenti numerosissimi animali domestici, che resteranno comunque di proprietà della Marshall Farm.
Dicono i manifestanti: “Abbiamo il dovere di lottare affinché non solo Green Hill chiuda, ma che i cani al suo interno siano affidati ad associazioni e successivamente a famiglie“. Per questo motivo il 28 aprile giungeranno persone da tutta Italia, con pullman da Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna, Pisa, Rieti e Bolzano, per protestare.
La giornata scelta, quella del 28 aprile, non è stata casuale. Proprio in quel giorno infatti ricorre la “Giornata mondiale per gli animali nei laboratori“. Per questo motivo si vuole dare un segnale forte contro chi sfrutta gli animali per pratiche così crudeli.
“Scenderemo in migliaia per le strade di Montichiari” dicono i manifestanti “per dare la speranza ai 2500 cani prigionieri dentro Green Hill di poter passare il resto delle loro vite in famiglie accoglienti e non su tavoli di laboratori“.
Green Hill, la Camera approva una legge contro l’allevamento dei cani
A cura di Gianluca Rini
L’allevamento Green Hill ha le ore contate, visto che da parte della Camera c’è stata l’approvazione di un provvedimento a favore della protezione degli animali. Tutte le strutture nelle quali vengono allevati dei cani, dei gatti e delle scimmie, per essere utilizzati a scopo di test scientifici dovranno essere chiuse. Nel caso degli esperimenti scientifici vige l’obbligo dell’anestesia per gli animali, inoltre questi ultimi non possono essere utilizzati per fini didattici o per esperimenti bellici. Un passo avanti molto importante nella questione che aveva suscitato parecchie polemiche.
Il nostro Paese si impegna anche ad investire per arrivare all’utilizzo di metodi alternativi alla vivisezione.
Soddisfatta Michela Brambilla, che ha dichiarato: “Noi puntiamo all’abolizione di questi metodi perché crediamo molto nella validità di test alternativi molto più accettabili dal punto di vista etico e altrettanto attendibili sul piano della risposta scientifica. È caduto un muro, è stata abbattuta una barriera culturale, ma non ci fermiamo qui.”
La vicenda di Green Hill, come struttura, in mano alla multinazionale Marshall, destinata ad allevare animali per la vivisezione, per fortuna resterà soltanto un brutto ricordo. Contro la vivisezione e gli esperimenti su cani, gatti e scimmie si era mobilitata anche la Comunità Europea.
Adesso le premesse ci sono tutte per puntare dritti alla fine delle atrocità nei confronti dei nostri amici a quattro zampe.
La proposta di legge per far chiudere Green Hill
Roberto Formigoni ha annunciato la messo allo studio di una proposta di legge per far chiudere Green Hill, il noto allevamento di Montichiari, in provincia di Brescia, che si occupa di allevare cani e gatti che vengono destinati alla vivisezione. Gli animalisti si sono battuti a lungo per ottenere una precisa norma in proposito. Proprio per questo si è tenuto un incontro fra Roberto Formigoni e l’ex ministro Brambilla, nell’ambito del quale è stata annunciata l’intenzione di mettere a punto un’apposita legge, arrivata in seguito ad una mobilitazione generale con la raccolta di 17.000 firme.
Molto chiare le parole di Roberto Formigoni che ha dichiarato:
“Ritengo che l’attività svolta dalla Green Hill offenda il sentimento dei milioni di italiani che amano gli animali e vogliono vederli rispettati in questi anni si è diffusa una nuova coscienza di tutela del benessere degli animali che non può in alcun modo prevedere che nella nostra Lombardia abbia sede l’unico allevamento italiano di cani beagle destinati alla vivisezione.”
In ogni caso gli animalisti vogliono per prima cosa che sia fatta chiarezza, per questo auspicano che vengano effettuati dei controlli, per spiegare ad esempio come mai la maggior parte dei cani dell’allevamento non possiedano i microchip, il quale dovrebbe essere obbligatorio.
Gli attivisti intendono battersi contro la vivisezione in generale e non solo contro l’allevamento di Montichiari. Intanto al sindaco della cittadina sono state recapitate delle pallottole, che vengono attribuite all’Enpa, l’Ente protezione animali, la quale nega ogni coinvolgimento nella vicenda.