Green Peace ha lanciato la sua battaglia contro l’industria della moda, a favore di una maggiore attenzione verso l’impatto ambientale che le sostanze tossiche da loro prodotte hanno sull’ambiente. Dopo Puma e Nike, ora è la volta di Adidas che conferma il suo interesse e il suo impegno a diventare toxic-free: si tratta di una scelta coraggiosa e che richiederà anche da parte delle multinazionali dei sacrifici, dato che hanno stabilito di ridurre a zero le emissioni dannose entro il 2020.
Una moda a impatto zero, finalmente, che coinvolge tutti in una scelta di consumo critico e che vede come principali beneficiari gli abitanti della Cina: queste grandi aziende, infatti, hanno delocalizzato la produzione industriale dei loro capi in Oriente dove la manodopera costa di meno e la tutela ambientale è considerata un optional, con tutte le conseguenze in termini di inquinamento dei fiumi e accesso all’acqua potabile che abbiamo drammaticamente visto.
Con questa scelta, finalmente, si dovrebbe puntare a uno sviluppo sostenibile anche in paesi come la Cina dove i diritti dell’ambiente sono stati sempre calpestati: nulla, però, sarebbe stato possibile senza il rapporto “Panni sporchi” di Green Peace, analisi dove l’associazione ha denunciato il rapporto esistente tra i brand e le materie tossiche presenti in grande quantità nei fiumi cinesi.
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