Greenpeace lancia l’allarme in tema di riciclo della plastica. Il rischio che essa sia tossica per l’organismo starebbe addirittura aumentando: svelato il motivo
Il riciclo della plastica ci è sempre stato presentato come l’unica alternativa accettabile in un mondo che, nel giro di troppi pochi anni, non desideri ritrovarsi completamente immerso da tonnellate di rifiuti impossibili da smaltire. Le condizioni catastrofiche in cui versano i nostri mari e oceani, con decine di migliaia di scarti che arrivano a formare delle vere e proprie rocce di plastica, hanno spinto parecchie associazioni a muoversi verso un’unica direzione: quella della denuncia (sorda ad ogni opposizione) delle imprese che producono plastica.
Un recente studio condotto dall’organizzazione non governativa Greenpeace, come se non bastasse, ha messo in guardia persino sugli effetti nocivi che il riciclo della plastica arriverebbe a procurare in termini di salute umana, nonché in termini di tutela dell’ecosistema.
La plastica riciclata, differentemente da quel che abbiamo sempre creduto, presenterebbe dei livelli di tossicità rispetto ai quali l’organizzazione non ha mostrato il benché minimo dubbio. È tempo che i Governi effettuino marcia indietro rispetto al tema del riciclaggio di tale materiale, e che lo facciano in fretta. Le conseguenze che dovremmo aspettarci per gli anni a venire, sottolinea Greenpeace, sono ben lungi dal poter essere controllate.
Uno studio concernente le plastiche biodegradabili, recentemente condotto dall’Università della California, ha messo in risalto le criticità legate allo smaltimento (tutt’altro che rapido come si è portati a credere) di tali bioplastiche. Sulla falsariga di quanto avvenuto oltreoceano, l’organizzazione Greenpeace, proprio in questi giorni, ha lanciato l’allarme in merito alla tossicità della plastica riciclata. Una tossicità che, stando a quanto riferisce un rapporto pubblicato sul sito web dell’organizzazione, si baserebbe proprio sul maggior contenuto di sostanze nocive riscontrato nei prodotti a base di plastica riciclata.
La plastica, come spiegato dall’organizzazione, presenta oltre 3.000 sostanze chimiche note proprio per le loro conseguenze nocive in termini di salute umana. Tali sostanze, come riscontrato nell’ambito del rapporto di Greenpeace, sarebbero presenti in quantità molto maggiori nella plastica riciclata. Il rischio di “avvelenare le persone e contaminare intere comunità“, dunque, è tutt’altro che scampato come si è portati a pensare.
“Questo rapporto mostra che la tossicità della plastica sta aumentando con il riciclaggio” è quanto osservato da Graham Forbes – attivista statunitense nell’ambito della campagna contro la plastica – sulla base dei dati forniti da Greenpeace. Fatte queste doverose (e drammatiche) premesse, qual è la soluzione che l’organizzazione non governativa propone in materia di rifiuti plastici?
Se la plastica riciclata è tutt’altro che una soluzione al problema dell’inquinamento causato dalla plastica, e le sostanze nocive in essa contenute continuano ad arrecare danni all’ambiente e alla salute delle persone, come si può ovviare ad una questione di simili proporzioni? Greenpeace, anche alla luce del rapporto recentemente pubblicato, lo ha ribadito a caratteri cubitali: l’unica strada percorribile, in materia di plastica, è solo ed esclusivamente quella di non produrne più. Neanche la più piccola, irrisoria quantità.
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