Sta prendendo sempre più corpo l’iniziativa di Greenpeace, in protesta per i finanziamenti alla centrale nucleare in Brasile. In molte città italiane d’Italia gli attivisti dell’associazione ambientalista ieri pomeriggio sono scesi in piazza per chiedere al gruppo bancario BNP Paribas, a cui fa capo anche la BNL italiana, di porre fine agli investimenti sul nucleare per finanziare questa centrale brasiliana Angra3 ritenuta “obsoleta e pericolosa“. I volontari Greenpeace hanno distribuito volantini informativi proprio di fronte alle banche del gruppo, e hanno delimitato con dei nastri segnaletici la zona ritenuta “a rischio” (metaforicamente parlando).
Infatti, sarebbe già in atto un progetto di finanziamento collettivo tra gruppi bancari francesi (tra cui appunto la BNP Paribas) per un nuovo reattore a Rio de Janeiro. Costo dell’iniziativa: 1,1 miliardi di euro.
Roberta Genovese, coordinatore del gruppo locale di Pesaro di Greenpeace Italia, ha dichiarato che “Angra3 deve essere fermato. Quell’impianto usa tecnologie così vecchie, addirittura precedenti al disastro nucleare di Chernobyl del 1986, che non potrebbe essere costruito in Europa perché non a norma“. E se la soluzione ai problemi fosse quella di adeguare l’impianto alle tecnologie moderne, la risposta è secca: praticamente impossibile.
Conclude infatti la Genovese: “Non solo sarebbe molto costoso ma non darebbe neanche la certezza di raggiungere l’obiettivo. Ad oggi poi, nessuna analisi dei rischi è stata condotta dai proprietari dell’impianto ed esiste una sola strada di collegamento, peraltro soggetta frequentemente a frane. Infine, anche per l’impianto di Angra3, come per tutti gli impianti esistenti, non è ancora stato risolto il problema delle scorie, la cui letale radioattività permane per millenni“.
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