Ultimamente si sente spessissimo parlare di “Greenwshing”, ma di cosa si tratta? Oggi ti forniamo una mini guida da supermercato per orientarti fra i prodotti che millantano di essere green.
Il Greenwashing è quella specie di “lavaggio verde” a cui i prodotti commercializzati nei più disparati punti vendita hanno fatto riferimento per rendersi più appetibili sul mercato. Dato che i temi dell’ecologia, della green-economy, della sostenibilità e della crisi ambientale sono pane quotidiano dei nostri giorni, apporre su un prodotto una bella etichetta lastricata di buone intenzioni nei riguardi dell’ambiente vende di più.
Questa è la logica seguita da molti produttori, se non tutti, dai quali acquistiamo merci di ogni genere fidandoci ciecamente di etichette e dichiarazioni approssimative con foglioline verdi di contorno. Le verità giustapposte sulle etichette sono spesso infatti mezze verità. Se un prodotto dichiara di essere stato realizzato con l’impiego di materiali riciclati, assicurati di andare a leggere fra le informazioni le percentuali esatte.
Le percentuali sono necessarie perché se un prodotto è stato realizzato con l’impiego del solo 30% di materiali riciclati, probabilmente non è poi così sostenibile. Allo stesso modo attenzione ai materiali che si dichiarano comporre le fibre di alcuni prodotti: ancora oggi la plastica impera sovrana fra le diverse tipologie di prodotti per la casa. Oggi proviamo a fornirti una serie di suggerimenti utili per orientarti al meglio fra gli scaffali.
Innanzitutto, se un prodotto spinge molto sul materiale con cui è stato realizzato in etichetta, per legge dovrà riportarlo come primo nell’elenco degli ingredienti utilizzati per la sua composizione. Per cibo e cosmetici l’ordine sarà decrescente. Se quindi l’ingrediente non è ai primi o agli ultimi posti, sei davanti ad una operazione di greenwashing. Molti claim utilizzati su prodotti per la casa e la pulizia stanno solo a ribadire il rispetto di norme di legge vigenti da anni.
Per fare qualche esempio: “non testato sugli animali” fa riferimento ad una norma europea vigente da 10 anni, quella del divieto dei test su animali. Anche la dichiarazione generica di componenti “biodegradabili” su una bottiglia di detersivo è mistificatoria: tutti i tensioattivi, sostanze pulenti, devono essere biodegradabili rispettando una soglia di 28 giorni dall’utilizzo.
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