La leader delle proteste per il clima, Greta Thunberg, arrestata durante una manifestazione pro Palestina e ora arrivano le accuse di antisemitismo.
Non deve essere stato piacevole, in queste ore, per Greta Thunberg ricevere le accuse di essere “attiva nel sostenere i leader di Hamas che invocano apertamente il genocidio”, soltanto per aver partecipato – come centinaia di migliaia di giovani in tutto il mondo – alle proteste contro l’occupazione israeliana in Palestina. Le accuse arrivano dalla fondatrice di StopAntisemitism, Liora Rez, che ha bollato la Thunberg come “antisemita della settimana”.
La “colpa” di Greta Thunberg è quella di essersi allineata praticamente da subito alle proteste in chiave anti-israeliana, che sono in corso in tutto il mondo. C’è da dire che non è una posizione isolata e anzi sono tanti gli attivisti per il clima che chiedono apertamente lo stop all’occupazione militare nella striscia di Gaza, che ha causato decine di migliaia di vittime civili, in parte anche bambini e donne inermi.
Sul proprio sito Internet, il gruppo di opinione pro Israele che accusa appunto Greta Thunberg di antisemitismo ha postato una foto della giovane attivista, oggi 21enne, che indossa una kefiah, tipica del mondo arabo e simbolo dell’intifada palestinese, e viene portata via da due poliziotti a margine di una manifestazione. La manifestazione in questione è quella dello scorso 4 settembre, davanti all’Università di Copenaghen.
Al centro della protesta, la richiesta di boicottaggio da parte delle istituzioni accademiche degli accordi con Israele e le sue università. Se qualcuno si chiedesse che fine avesse fatto dunque la giovane attivista, eccola qui quasi sei anni dopo: non cambia la forma della protesta, ma variano le tematiche, sebbene appunto lei e gli altri attivisti per il clima non abbiano mai abbandonato le richieste ai governi rispetto a un’inversione di tendenza.
Non la pensa così StopAntisemitism, secondo cui Greta Thunberg “ha tristemente trasformato il suo attivismo in una piattaforma per il vile odio verso gli ebrei”. L’attivista, dunque, avrebbe dimenticato l’impegno di Israele contro i cambiamenti climatici e il suo odio “per l’unica nazione ebraica al mondo eclissa il suo amore per l’ambiente”. In ultimo, le accuse di elogiare Hamas.
Questa è chiaramente la visione di un gruppo filoisraeliano, a cui fanno da contraltare le prese di posizione pro Palestina degli attivisti per il clima, ma non solo. Infatti, il rapporto “On Thin Ice” di Climate Rights International denuncia in queste settimane la crescente repressione degli attivisti per il clima nei principali Paesi ricchi e democratici, come Australia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti.
Secondo quanto denunciato dal rapporto in questione, tali governi, noti per farsi promotori dei diritti umani all’estero, stanno implementando leggi severe, arresti e pene detentive contro le proteste pacifiche, minacciando il diritto fondamentale di manifestare. In diversi casi, gli attivisti vengano spesso criminalizzati e descritti come ecoterroristi, e si procede anche ad arresti arbitrari e fermi di polizia di diverse ore e immotivati.
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