Harry e Meghan sono di recente tornati sotto i riflettori in occasione della morte e delle celebrazioni del funerale della Regina Elisabetta II. Ma se la loro vita americana sembra più in sordina, la storia del nuovo compagno peloso della loro famiglia è straordinaria
Probabilmente la cucciola che gli ormai ex Duchi del Sussex hanno portato a casa non riceverà mai gli onori regali ma, visto soprattutto il suo sfortunatissimo passato, la felicità non potrebbe essere più grande per lei. Si chiama Momma Mia, è un Beagle, e per i primi 7 anni della sua esistenza è vissuta chiusa in una gabbia, inseminata a forza e costretta a partorire cuccioli come una macchina.
La sua strada si è incrociata con quella Harry e soprattutto con quella di Meghan quando, a fine luglio scorso, la cagnolina è stata liberata insieme ad altre migliaia di cani Beagle destinati alla vivisezione e allevati in una prorpietùà chiusa dalle autorità locali della Virginia per maltrattamenti.
Harry, Meghan e Momma Mia, una storia d’amore e di fortuna
Meghan Markle è famosa per il suo amore per gli animali e in particolare per i cani di razza Beagle e prima di diventare la moglie del principe Harry conviveva con un altro Beagle, anch’esso salvato da un allevamento: Guy. Ed è stato proprio il sostegno alle organizzazioni che si stavano occupando di trovare una casa ai 4 mila Beagle sequestrati alla Envigo per maltrattamenti che ha portato Meghan e Harry a conoscere la brutta storia di Momma Mia.
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Come raccontato dagli stessi volontari e dagli ex Duchi del Sussex, l’incontro con questa Beagle di 7 anni si è trasformato in amore a prima vista. Shannon Keith, avvocata, ha così raccontato al New York Times l’emozione di Momma Mia nel momento del primo incontro: “La coda si muoveva a mille all’ora. (…) Nell’attimo in cui sono entrati è stato come se Momma Mia lo sapesse già e gli è corsa incontro“.
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Momma Mia e gli altri Beagle dell’allevamento Envigo non finiranno quindi vivisezionati e utilizzati per test in laboratorio ma ci sono ancora tantissimi animali che vengono prodotti come se fossero oggetti su una catena di montaggio, senza la dignità che gli è dovuta in qualità di esseri viventi e, allo stesso modo, c’è ancora tanta gente convinta che sia necessario sottoporre animali innocenti a torture criminali in nome della scienza.